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L’epica, definitiva storia dei Pink Floyd nel libro di Mark Blake

Il giornalista ricompone il mosaico con una dovizia di dettagli che superano l'aneddotica superficiale
L’epica, definitiva storia dei Pink Floyd nel libro di Mark Blake
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Pink Floyd. Pigs might fly: la vera storia, di Mark Blake (traduzione di Marco Rossari; Il Castello), è, probabilmente, l’opera definitiva sulla storia dei Pink Floyd. Con l’accuratezza di uno storico e la prosa coinvolgente di un giornalista musicale di lungo corso (Blake ha collaborato con testate come Mojo e Q), l’autore scava nelle fondamenta di una delle band più enigmatiche e rivoluzionarie della storia del rock, offrendo una narrazione tanto meticolosa quanto appassionante.

Strutturato in modo non lineare, con un intreccio temporale che oscilla tra analessi e prolessi, il libro mantiene, comunque, un filo logico. Blake sceglie di iniziare dalla fine, o per meglio dire, da una delle resurrezioni più inattese: l’esibizione dei Pink Floyd al Live 8 di Londra nel 2005. Questo incipit offre subito una chiave di lettura: la band è un’entità complessa, costantemente in bilico tra il passato glorioso e le fratture insanabili tra i suoi membri, in particolare tra Roger Waters e David Gilmour.

Da qui, il reportage si dispiega all’indietro, tracciando le origini dei singoli protagonisti —dall’infanzia di Roger Waters, segnata dalla perdita del padre, all’enigmatico talento e poi al declino di Syd Barrett. Blake ricompone il mosaico con una dovizia di dettagli che superano l’aneddotica superficiale, concentrandosi sull’humus letterario, artistico e sociale della Londra degli anni 60 da cui i Floyd sono emersi.

Nel libro emergono le testimonianze dirette e le interviste dei protagonisti, degli addetti ai lavori e degli amici e conoscenti della band inglese, un esaustivo retroscena che disseziona le dinamiche interne ai Pink Floyd. Dagli esperimenti psichedelici di The Piper at the Gates of Dawn alla consacrazione mondiale di The Dark Side of the Moon e la maestosità tematica di The Wall, Blake non si limita a celebrare le fasi compositive del gruppo, ma dà risalto alle liti furiose, alle tensioni creative e ai fallimenti umani e professionali che, paradossalmente, sono stati il combustibile per l’arte dei Pink Floyd.

L’autore affronta la parabola di Syd Barrett con sensibilità e meticolosità, svelando dettagli sui suoi anni successivi, in cui il musicista si era ritirato completamente; Waters e Gilmour vengono dipinti come i due poli opposti di una tensione creativa destinata a esplodere; Nick Mason e Richard Wright non vengono relegati a semplici comprimari, ma gli viene restituita la loro importanza fondamentale nel definire il sound e l’identità visiva e sonora del gruppo. Lo stile narrativo è quello di un giornalismo d’inchiesta musicale: non c’è idolatria, ma una costante ricerca della verità contestuale.

Pink Floyd. Pigs might fly: la vera storia, è un’opera che, pur essendo ricchissima di informazioni, riesce a non essere mai pesante. È un resoconto definitivo non per la sua completezza enciclopedica, ma per la sua capacità di far luce sulle prospettive diverse e spesso conflittuali che hanno generato capolavori intramontabili. Per chiunque voglia capire come il volo più improbabile del rock sia stato possibile, questo libro è, semplicemente, indispensabile.

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