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Preti pedofili, Leone e la strada della tolleranza zero ereditata da Francesco. Scontro Vaticano-Cei sul report che parla di “resistenza culturale in Italia”

Il pontefice in un messaggio alla Chiesa filippina ribadisce l'importanza di trasparenza, prevenzione e salvaguardia dei bambini. La Conferenza episcopale irritata da un rapporto della Pontificia commissione per la tutela dei minori
Preti pedofili, Leone e la strada della tolleranza zero ereditata da Francesco. Scontro Vaticano-Cei sul report che parla di “resistenza culturale in Italia”
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“Rinnovo il mio appello affinché non ci sia tolleranza per qualsiasi forma di abuso nella Chiesa. Spero, pertanto, che le nostre deliberazioni portino all’attuazione di politiche e pratiche essenziali che garantiscano la trasparenza nella gestione delle questioni, promuovano una cultura di prevenzione e salvaguardino ‘questi piccoli’ del Signore”. È quanto ha scritto Leone XIV in un messaggio alla Chiesa filippina che si è riunita recentemente per affrontare il tema degli abusi sessuali sui minori commessi dal clero. Prevost ha ribadito che “ogni parrocchia e attività pastorale devono essere uno spazio in cui glorificare Dio e prendersi cura degli altri, in particolare dei bambini e delle persone vulnerabili”.

Parole che arrivano pochi giorni dopo il primo incontro di Leone XIV con un gruppo di vittime di abusi e attivisti che lottano contro quella che gli ultimi papi hanno definito una piaga abominevole nella Chiesa cattolica. In particolare Francesco, nei suoi dodici anni di pontificato, ha sempre portato avanti la linea della tolleranza zero nella lotta alla pedofilia del clero. Strada che era stata indicata con grande forza dal suo immediato predecessore, Benedetto XVI, dopo decenni di insabbiamenti degli autori degli abusi. Le vittime e gli attivisti hanno chiesto a Leone XIV di proseguire proprio sulla linea della tolleranza zero, l’unica che può consentire alla Chiesa di non perdere la sua credibilità, come ha sempre sostenuto con estrema determinazione Bergoglio.

Le frasi di Prevost arrivano anche dopo la recente pubblicazione del secondo Rapporto annuale sulle politiche e le procedure della Chiesa per la tutela realizzato dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori. Report che ha destato notevole scalpore perché, pur riconoscendo “progressi significativi nel coordinamento di un sistema di tutela multilivello”, l’organismo vaticano per la prevenzione della pedofilia ha denunciato una “notevole resistenza culturale in Italia nell’affrontare gli abusi”. Parole pesanti come un macigno che hanno suscitato immediatamente una reazione molto irritata da parte della Conferenza episcopale italiana.

La Cei, infatti, ha bollato subito il report, affermando di ritenere “necessario integrare i dati del tutto parziali che sono stati offerti dal documento. Essi, infatti, sono stati tratti da incontri facoltativi presso la Pontificia Commissione e che fanno riferimento alla visita ad limina svolta nel 2024: dati, dunque, non affatto esaustivi. In realtà, come emerge anche dalla III Rilevazione sulle attività dei servizi territoriali per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, che prende in esame il biennio 2023-2024, ed è basata sul metodo della participatory action research, con il coinvolgimento di 184 diocesi (il 94,2% del totale), 16 servizi regionali e 103 centri di ascolto attivi, tutte le regioni e tutte le diocesi italiane si sono dotate di un Servizio diocesano o interdiocesano per la tutela, così da svolgere un servizio di presidio e di formazione capillarmente distribuito. Di tutto questo lavoro il rapporto non rende conto”. Uno scontro aperto, dunque, destinato ad avere numerosi strascichi.

Le parole di Leone XIV sono anche un tentativo di spegnere sul nascere questa polemica tra il Vaticano e la Cei sulla lotta alla pedofilia del clero. Un ambito, come ha dimostrato con estrema fermezza e chiarezza Francesco, su cui non ci possono essere tentennamenti o, peggio ancora, ambiguità. Bergoglio non solo si è espresso sempre in modo inequivocabile sugli abusi, ma ha anche emanato delle norme molto dure e inappellabili nel contrasto dei colpevoli e dei loro insabbiatori. Norme ritenute, all’interno della Chiesa cattolica, assolutamente irreversibili. “Su questo punto – ha affermato più volte Francesco – bisogna essere molto chiari: se nella Chiesa si rilevasse anche un solo caso di abuso, che rappresenta già di per sé una mostruosità, tale caso sarà affrontato sempre con la massima serietà”. Una posizione di cui Leone XIV non può non tenere conto.

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