Dibattito rovente a Coffee Break, su La7, dove il confronto sulla prossima legge di Bilancio si trasforma in un vero e proprio duello politico. Protagonisti la senatrice del M5s Alessandra Maiorino, il vicepresidente della Camera e deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli, e il condirettore di Libero Pietro Senaldi, intervenuto a difesa dell’operato del governo Meloni.
Rampelli apre il dibattito con una rivendicazione di responsabilità “ereditate”: “Non è che una manovra di bilancio possa prescindere dal pregresso, quindi noi intanto ci articoliamo con 2.500 miliardi di debito pubblico che non li ha fatti certo Giorgia Meloni né Fratelli d’Italia”.
A replicare è Davide Giacalone, direttore editoriale de La Ragione, che ricorda: “Nel governo Meloni ci sono esponenti che lavoravano anche in altri esecutivi. La stessa Meloni è stata ministro del governo Berlusconi”.
Maiorino si inserisce nel dibattito e conferma: cita Gasparri e Santanchè come esempi di continuità con i governi passati.
Ma Rampelli reagisce con stizza: “No, non è proprio esattamente così. Giorgia Meloni ha fatto il ministro della Gioventù senza portafoglio per cinque anni e non esisteva Fratelli d’Italia, quindi non credo che si possa attribuire la responsabilità della formazione di un debito pubblico così importante a noi. Non giochiamo e non scherziamo”.
La senatrice pentastellata ribatte: “Le responsabilità sono anche dei governi Berlusconi. Accidenti, siamo andati quasi in default”.
Il clima in studio si surriscalda. Rampelli esalta l’azione del governo Meloni, ma Maiorino attacca frontalmente: “Adesso mi sfugge esattamente da che anno è in politica Rampelli, ma è davvero intollerabile provare a far apparire come colombe candide spuntate improvvisamente nel cielo splendente d’Italia i rappresentanti di governo e di questa maggioranza, come se non avessero responsabilità su come sono andate le cose in Italia finora”.
La senatrice incalza, elencando i leader di lungo corso: “Questo governo è composto da personaggi che sono in politica da 30 e 40 anni, a partire da Giorgia Meloni: Matteo Salvini, Tajani, Calderoli, La Santanchè. Posso stare qui tutta la trasmissione a elencare chi stava anche nei governi Berlusconi. Nel 2011 Berlusconi, uno dei vostri totem, si è dovuto dimettere perché stava trascinando l’Italia in default ed è dovuto venire Mario Monti. E infatti ad ascoltare Rampelli col suo elogio dell’austerità a me sembra di sentire Mario Monti adesso”.
Rampelli contrattacca: “A voi sono bastati due anni per creare il collasso: 40 miliardi di rata sul Superbonus soltanto per il 2026”.
Il conduttore Andrea Pancani prova a riportare ordine, ricordando che il debito pubblico “mostro” italiano affonda le radici ben prima degli ultimi vent’anni. Ma il confronto si fa sempre più acceso.
Maiorino puntualizza: “Ricordo che il M5s è entrato nelle istituzioni nel 2013, è stato al governo per due anni e basta”.
Senaldi, seguito da Rampelli, replica urlando: “E sono bastati. Più che basta, sono bastati”.
Maiorino reagisce: “Basta con false attribuzioni di responsabilità a chi è stato al governo per due anni. Le responsabilità eventualmente del debito sono le vostre e di chi è stato al governo per gli ultimi trent’anni”.
Quando il confronto passa al tema dei pensionati, la tensione cresce ancora. Maiorino accusa: “Sono schiaffeggiati anche loro, perché aumenta l’età pensionabile e i 20 euro in più vanno a chi ha più di 70 anni”.
Rampelli ribatte: “Ci saranno 260 euro in più l’anno per i pensionati fragili”.
La senatrice ironizza: “Ah, per i pensionati fragili. E continuiamo a fare piccole categorie ed elargizioni”.
Senaldi alza la voce: “Ma non solo elargizioni, un pensionato fragile che va in pensione adesso ci va dieci anni prima di quando andrò io”.
Maiorino replica piccata: “Ma tu non sei parte del governo, perché ti scaldi? Ma non sei giornalista?”.
Senaldi sbotta: “Io devo smentire tutte le balle che lei va dicendo. Perché poi la gente le crede e non si riesce ad amministrare questo paese”.
La risposta della senatrice chiude il confronto tra gli applausi del pubblico: “Balle lo dici a qualcun altro”.