Assalto al bus dei tifosi di Pistoia: Dna e cellulari per incastrare chi ha ucciso l’autista
Dodici persone identificate e ascoltate dagli investigatori in questura, sospetti più forti su tre del gruppo del quale quale fa parte anche un minorenne. Si stringe il cerchio attorno a chi ha lanciato il sasso che ha ucciso Raffaele Marianella, il secondo autista del bus che trasportava i tifosi dell’Estra Pistoia in trasferta a Rieti, colpito da una sassaiola mentre rientrava in Toscana. L’indagine non è alle battute finali, ma la polizia ha un nucleo solido all’interno del quale lavorare. Le testimonianze raccolte nella notte sono state la base di partenza. Ora il lavoro è principalmente tecnico e ruota attorno a quattro elementi, oltre all’ascolto dei 12 portati in questura – tutti della curva della Sebastiani Rieti – che va avanti da domenica notte.
Il test del Dna sulla pietra che ha ucciso Marianella
Innanzitutto il test del Dna che verrà effettuato sulla pietra che ha colpito Marianella, centrato in pieno volto mentre sedeva accanto all’autista. Il sasso ha sfondato il parabrezza e ha sfondato la trachea, non lasciandogli scampo. Gli investigatori della Squadra Mobile e della Digos – coordinati dalla procura di Rieti guidata da Paolo Auriemma e dal pm Lorenzo Francia, che ipotizzano l’omicidio volontario – effettueranno le analisi sul masso nella speranza di rinvenire una traccia di chi lo ha lanciato. Sarà uno spartiacque per comprendere chi ha tirato proprio quella pietra durante la sassaiola contro il pullman della Jimmy Travel che viaggiava a 70 chilometri orari lungo la Rieti-Terni, ormai senza scorta della polizia.
Celle, telecamere e chat: i dati al vaglio
L’inchiesta sta inoltre incrociando i dati delle celle telefoniche, essenziali per chiarire chi tra le figure che si ipotizza possano aver partecipato all’agguato al bus si trovasse effettivamente sul luogo dell’imboscata e quindi, con ogni probabilità, ha preso parte al lancio di sassi e mattoni dal fossato che corre parallelo alla statale. Al vaglio degli inquirenti ci sono anche le telecamere di videosorveglianza della zona, utili come le celle a capire chi è transito nell’area degli incidenti in orari compatibili con gli scontri. E infine si scandaglia anche un’altra ipotesi: che il gruppo possa essersi dato appuntamento via chat, quindi con ogni probabilità si procederà all’analisi di alcuni telefoni cellulari sperando di rinvenire delle conversazioni compromettenti.