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Ultimo aggiornamento: 10:09 del 19 Ottobre

Travaglio sul Nove: “Attentato a Ranucci è contro la libertà di stampa? No, contro di lui e Report perché fa il giornalista per davvero”

Il direttore del Fatto ad Accordi&Disaccordi: "Non è un colpirne uno per educarne 100, perché gli altri 100 purtroppo sono già educati"
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L’attentato contro Sigfrido Ranucci è un attacco contro la libertà di stampa? “No, è un attentato contro di lui e contro Report. Io sento mitomani che vanno in giro a dire: ‘avrei potuto esserci io’, ecco difficilmente….”. Così Marco Travaglio ad Accordi&Disaccordi, il talk condotto da Luca Sommi sul Nove su quanto accaduto la sera di giovedì 16 ottobre davanti all’abitazione del conduttore di Report. “Se tutti facessero il giornalista come lo fa Ranucci, fare un attentato sarebbe folle. Nel senso che non basterebbe ammazzare né intimidirne uno solo. Bisognerebbe intimidirli tutti. – ha spiegato il direttore del Fatto Quotidiano – Invece il fatto che in Italia quelli che fanno i giornalisti per davvero come Ranucci siano così pochi al punto che li conosciamo tutti per nome, cognome, come ormai conosciamo per nome cognome i magistrati che fanno il loro mestiere fino in fondo, è il fattore che li isola. Quindi non è un colpirne uno per educarne 100, perché gli altri 100 purtroppo sono già educati. Si colpisce uno, perché insiste a fare diversamente dagli altri”.

“Ora non si conosce la matrice di questo attentato. Qualcuno, lo stesso Ranucci la ricollega a inchieste che sta facendo e che andranno in onda dalla settimana prossima”, ha detto il conduttore. “Ha pestato i piedi a talmente tanta gente che c’è solo l’imbarazzo della scelta. – la premessa di Travaglio – In questo momento spetterà agli inquirenti vedere a quale ambiente criminale è più confacente il tipo di ordigno. A vederlo così, un chilo di esplosivo senza il timer, con l’innesco attivato con la miccia azionata da una persona lì vicina, farebbe pensare a bande locali non particolarmente organizzate. Intendo che non sono a livello di Cosa Nostra, della camorra, che fanno altri tipi di di attentati, diciamo per fortuna, però ci sono tanti gruppi criminali che hanno patito o che temono di patire qualche guaio da Report. – ha proseguito – quindi lasciamo lavorare i magistrati, ma evitiamo anche questa fiera delle ipocrisie, questa sagra del tartufo che abbiamo visto da parte di persone che lo hanno insultato – e che non c’entrano niente con l’attentato – ma che contribuiscono a far considerare nella sensibilità collettiva e nell’opinione pubblica quel tipo di giornalismo come un giornalismo deviato, come un giornalismo strano, come un giornalismo bizzarro. Mentre il giornalismo strano è quello della stragrande maggioranza di quelli che sono iscritti al nostro albo“.

Infine il giornalista ha ricordato come gli attacchi a Ranucci siano del tutto bipartisan: “Non non si può dire che i nemici di Ranucci siano solo in questo governo. Vorrebbe dire che Ranucci ha cominciato a riceverne solo da tre anni. Report è nel mirino da quando c’era la Gabanelli: è nato nel 94 su Raidue, poi è passato su Raitre. Quindi sono più di trent’anni che Report viene massacrato di querele temerarie, di cause civili infondate, di attacchi, di minacce, di chiusura, di quei 1000 ostacoli che si possono mettere a una trasmissione anche senza chiuderla. Continue minacce di togliere la manleva per la tutela legale quindi di far pagare al giornalista che non è assunto dalla Rai gli eventuali danni che dovesse pagare per le sentenza. Oltretutto ricordo che Ranucci ha ricevuto i peggiori attacchi nell’era renziana”, ha concluso Travaglio.

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