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“Colpito minibus a Gaza, 9 morti”. Netanyahu: “Valico di Rafah chiuso fino a quando Hamas non rispetterà i patti”

Secondo i militari, il veicolo ha oltrepassato la linea gialla e costituiva una minaccia. Hamas restituisce il corpo di un anziano ucciso il 7 ottobre, Tel Aviv fa altrettanto con 15 salme di palestinesi. Lunedì Vance in Israele. La Casa Bianca deve risolvere la questione del disarmo dei miliziani, che non intendono fare il passo indietro
“Colpito minibus a Gaza, 9 morti”. Netanyahu: “Valico di Rafah chiuso fino a quando Hamas non rispetterà i patti”
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Nella Striscia la pace c’è ma non si vede, e, come accade dall’inizio del conflitto, scaturito dal massacro del 7 ottobre 2023 firmato da Hamas, le parti si rimpallano le responsabilità. I nodi restano, e sono complicati da sciogliere: gli islamisti non ci pensano proprio a farsi disarmare ed eseguono condanne a morte plateali di presunti collaborazionisti. L’esercito israeliano ha tracciato una linea gialla di sicurezza e chi la attraversa rischia la vita. Al Jazeera, emittente del Qatar, racconta che una famiglia di undici persone è stata uccisa a Zeitoun. La Protezione Civile di Gaza invece riferisce di nove vittime in seguito all’attacco dell’Idf contro un bus “che trasportava sfollati”, secondo le dichiarazioni raccolte dall’Afp da Mahmud Bassal, portavoce dell’agenzia che resta controllata da Hamas. L’esercito dello Stato ebraico parla di un “veicolo sospetto” che ha attraversato la linea gialla e si è avvicinato alle truppe; quest’ultime hanno sparato colpi di avvertimento ma il veicolo ha continuato ad avvicinarsi in modo tale da rappresentare una “minaccia imminente”. L’Idf ha sostenuto di aver agito in conformità con l’accordo di cessate il fuoco.

Si registra uno scontro sull’apertura del valico di Rafah. Il media israeliano Haaretz, avendo avuta conferma da parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità, ha scritto che il valico avrebbe aperto lunedì per il passaggio di civili, malati e feriti: una notizia che era stata confermata anche da una fonte egiziana e una europea; la prima fonte poi aggiungeva che l’apertura del valico sarebbe giovata ai gazawi che si trovano in Egitto per rientrare nella Striscia. Ma qualche minuto dopo arriva la smentita dal premier israeliano Benjamin Netanyahu: il valico “resta chiuso fino a nuovo avviso”. La riapertura “verrà presa in considerazione in base al modo in cui Hamas farà la sua parte per la restituzione delle salme degli ostaggi deceduti e l’attuazione del quadro concordato”, aggiungono dall’ufficio del primo ministro.

La questione dei corpi degli ostaggi che gli islamisti non restituiscono appare come un passaggio cruciale. Ieri sera sono rientrate le spoglie di Eliyahu Margalit, 75 anni. Conosciuto con il soprannome di Churchill, l’anziano era stato ucciso il 7 ottobre 2023 dai miliziani palestinesi nell’assalto al kibbutz Nir Oz, il suo corpo era stato rapito e portato a Gaza. Già nel dicembre 2023 l’Idf aveva appurato che Margalit era stato assassinato. Attualmente nella Striscia rimangono 18 salme. Su questo punto e sul disarmo di Hamas insiste il premier israeliano Netanyahu: “Hamas deve abbandonare le armi ‘senza se e senza ma’; avrebbe dovuto rilasciare tutti gli ostaggi nella fase 1. Non l’ha fatto. Hamas sa dove sono i corpi dei nostri ostaggi, deve aderire al piano in 20 punti. Il tempo sta per scadere”. Dal canto suo, Israele ha restituito i corpi di altri 15 palestinesi, portando il numero totale a 135; secondo il patto, per ogni israeliano deceduto rientrato, lo Stato ebraico consegna 15 corpi.

Proprio per fare il punto sull’accordo voluto dalla Casa Bianca, lunedì è attesa la visita in Israele del vicepresidente americano JD Vance, come riporta il canale Channel 12. Vance discuterà della situazione degli ostaggi e del passaggio alla seconda fase del piano, che riguarda il disarmo di Hamas e l’istituzione di un’autorità alternativa per amministrare Gaza.

Chi farà parte di questa autorità? Hamas sgomita e ammazza i rivali, giusto per far capire chi comanda. Resta da vedere quali saranno le intenzioni di Egitto, Turchia e Qatar. Il media Haaretz apre il suo sito con questo titolo: “Un tempo rivali, ora uniscono le forze per governare Gaza”. Ognuno ha il suo interesse: Doha ha pagato Hamas per anni con milioni di dollari, ma ora sembra essersi stancata della guerra a tutti i costi dei miliziani; il presidente turco Erdogan sogna di espandere la sua influenza nel Mediterraneo, sulla scorta del successo ottenuto in Siria con l’appoggio agli ex di Al Qaeda nella cacciata di Assad; e il presidente Al Sisi si guarda le spalle, perchè teme comunque che il confine tra la Striscia e l’Egitto possa vivere momenti turbolenti per una pace difficile da raggiungere. In mezzo a tutto questo c’è il dolore delle famiglie israeliane che ancora cercano una tomba per chi è stato rapito, ucciso, e non è stato restituito, e i palestinesi che rientrano nelle ex zone di combattimento per trovare solo macerie.

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