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Attentato a Ranucci, Milena Gabanelli: “Terribile, non capitava da trent’anni. Conosco Sigfrido, non si farà intimidire”

La storica conduttrice di Report: "Fare esplodere l’auto di un giornalista vuol dire una cosa sola, "non ti devi più fare gli affari nostri". Evidentemente qualcuno si è infastidito molto"
Attentato a Ranucci, Milena Gabanelli: “Terribile, non capitava da trent’anni. Conosco Sigfrido, non si farà intimidire”
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“È veramente terribile quello che è successo, in Italia non capitava da almeno trent’anni. Fare esplodere l’auto di un giornalista davanti a casa vuol dire una cosa sola: “Non ti devi più fare gli affari nostri“”. Milena Gabanelli, storica conduttrice di Report, interviene per esprimere vicinanza a Sigfrido Ranucci, già suo inviato di punta e ora successore al timone della trasmissione d’inchiesta Rai, vittima di un attentato esplosivo alla sua auto nella serata di giovedì. “Intimidire Sigfrido vuol dire intimidire tutta la squadra, una squadra che io conosco bene perché era la mia squadra, quindi li conosco uno per uno, e non intimidiranno né Sigfrido né quella squadra perché hanno tutti scelto di fare questo mestiere e lo stanno facendo da decenni perché credono nel valore dell’informazione”, afferma la giornalista in un video pubblicato sui profili social di Dataroom, il suo format per il Corriere della sera. “La passione è più forte della violenza. Ricordatevelo voi che avete messo quell’esplosivo sotto quell’auto che non ce la farete a intimidirli. Mai”, conclude.

Raggiunta dall’agenzia di stampa AdnKronos, alla domanda su quale consiglio darebbe ai colleghi, Gabanelli risponde con razionalità: “Uno sceglie di fare questo mestiere sapendo cosa si porta appresso. Il mio consiglio è di essere prudenti, ovviamente, perché l’incoscienza è inutile. Ma quando si sceglie la strada del giornalismo d’inchiesta, si sa che è una strada che porta dei rischi. Fa parte del pacchetto“. Poi sottolinea: “Oggi chiamano inchiesta qualunque cosa, ma a Report il concetto di giornalismo d’inchiesta è radicato e profondo“. E, ricorda, “il clima verso il giornalismo d’inchiesta non è mai stato tenero. Poi dipende da chi vai a toccare: se si toccano i gruppi più violenti, è evidente che reagiscono. Evidentemente qualcuno si è infastidito molto per i temi che hanno toccato o che stanno per affrontare”.

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