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“Mio figlio autistico senza il sostegno, siamo abbandonati e discriminati”. Così i genitori denunciano la scuola non inclusiva – Le storie

Ilfattoquotidiano.it ha raccolto diverse testimonianze di famiglie che raccontano le pesanti criticità che stanno vivendo sulla propria pelle
“Mio figlio autistico senza il sostegno, siamo abbandonati e discriminati”. Così i genitori denunciano la scuola non inclusiva – Le storie
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La scuola italiana non è ancora inclusiva. Ad un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico oltre la metà degli studenti vive in condizioni di fragilità, senza un’idonea assistenza prevista dal Piano Educativo Individualizzato (PEI). Continuano a non venire garantiti per tutti gli aventi diritto gli insegnanti specializzati sul sostegno, gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, gli operatori all’igiene personale e gli educatori e i docenti necessari per l’istruzione domiciliare nei casi più gravi. Professionisti diversi e fondamentali per il diritto allo studio degli alunni con disabilità fisiche, sensoriali, intellettive, cognitive, comportamentali. Figure necessarie per facilitare la loro comprensione, l’interazione con la classe, l’apprendimento e l’istruzione.

Nonostante da quest’anno ci sia la possibilità – introdotta per decreto dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara – di confermare gli insegnanti di sostegno su richiesta delle famiglie, ilfattoquotidiano.it ha verificato che permangono tuttora criticità nelle assegnazioni. La novità era stata salutata con reazioni abbastanza favorevoli da parte delle principali associazioni nazionali ma resta un tema divisivo tra gli esperti in materia. “Si sta riscontrando nei fatti la propaganda del ministro Valditara che magnifica un decreto grazie al quale, e i numeri sono indicati da lui, solo il 40% di docenti di sostegno sono stati confermati, con un ‘patto con le famiglie’ (afferma il ministro), con un baratto a perdere dico io, visto che di questa percentuale la stragrande maggioranza, non solo non avrebbe i titoli, ma nemmeno la preparazione adeguata” denuncia Fortunato Nicoletti, vicepresidente di Nessuno È Escluso. Anche Nicoletti ha visto arrivare dopo un mese dall’inizio delle lezioni l’insegnante di sostegno per la figlia Roberta, che ha 9 anni, frequenta la quarta elementare e ha una disabilità grave e una patologia rarissima.

Intanto gli studenti con disabilità continuano ad aumentare. Secondo i dati Istat di marzo 2025, nell’anno scolastico 2023-2024 gli alunni con disabilità di ogni ordine e grado erano quasi 359mila, il 4,5% del totale degli iscritti, con un incremento del 6% rispetto all’anno precedente. Ad oggi le stime rilevano un ulteriore aumento: gli alunni con disabilità sono 380mila. Una crescita che si spiega con l’aumento delle certificazioni. Circa uno studente su cinque ha disturbi dello spettro autistico o presenta disturbi dell’apprendimento. Quattro su dieci hanno una disabilità intellettiva, un terzo disturbi dello sviluppo, gli altri hanno una disabilità motoria (9%) o sensoriale visiva-uditiva (7%).

Ci sono anche alunni con pluridisabilità, circa il 35%, più diffusa tra chi ha una disabilità intellettiva (53%). Anche gli insegnanti di sostegno nel tempo sono aumentati, come da anni richiesto da associazioni e famiglie, arrivando a quota 260mila, ma oltre uno su quattro non ha nessuna specializzazione. Sul sostegno la situazione monitorata da ilfattoquotidiano.it sentendo organizzazioni nazionali e genitori caregiver sembra leggermente migliorata, ma comunque ad oggi il ministero non riesce a soddisfare le esigenze di tutti. Nonostante un incremento di nuovi docenti, il numero di posti vacanti è ancora troppo ampio. Ad essere fortemente insufficiente, inoltre, è la qualità dell’offerta didattica.

A rendere ancora più difficile per le famiglie la situazione sono i ritardi di assegnazione e il turnover del docente sul sostegno, molto spesso designato dopo settimane dall’inizio delle lezioni. “Il 25% dei docenti non ha alcuna formazione specifica sul sostegno. E di chi ce l’ha, sarebbe interessante capire se l’ha presa con i corsi italiani o con i corsi-lampo rumeni e spagnoli, quelli finiti nelle inchieste”, dice a ilfattoquotidiano.it Marco Macrì, ex portavoce del Comitato Genova inclusiva che dal 2021 prima per Genova e la Liguria poi per l’intero territorio nazionale si batte per avere insegnanti di sostegno formati con corsi TFA (Tirocinio Formativo Attivo) in presenza e con tirocini e per garantire la presenza degli insegnanti di sostegno dal primo giorno di scuola e per tutto il ciclo scolastico.

Poi c’è il nodo della continuità didattica. “Più di uno studente su due cambia prof di sostegno ogni anno. Anche col “decreto Valditara”. A Genova, ad esempio, 623 genitori hanno chiesto che l’insegnante restasse lo stesso: l’hanno ottenuto solo in 123. Perché? Perché se un docente aveva tre alunni e uno solo dei genitori non ha chiesto la continuità, addio: scatta il rimescolamento. E così continuano i problemi”. Macrì fa il vigile del fuoco ed è in prima fila nelle lotte per i diritti delle persone con disabilità. “A parole si predica l’integrazione, nei fatti si pratica la selezione”, afferma. E poi ci sono i sindaci dei comuni. “Tocca a loro garantire figure come assistenti igienico-personali, educatori, infermieri. A settembre il presidente dell’Anci”, continua Macrì, “ha candidamente ammesso che i comuni non ce la fanno, ‘per problemi economici’. Peccato che la Corte costituzionale, più volte, abbia detto il contrario: i diritti dei bambini valgono più dei bilanci”. Risultato? A oltre un mese dall’inizio delle lezioni in molte città queste figure non ci sono. Così capita che i genitori debbano correre a scuola per portare i figli in bagno. Ilfattoquotidiano.it ha raccolto diverse testimonianze di famiglie che raccontano le pesanti criticità che stanno vivendo sulla propria pelle.

“Tre insegnanti sul sostegno in un mese” – “Come genitori ci sentiamo preoccupati, frustrati e presi in giro dalla direzione della scuola che continua a temporeggiare per l’assegnazione dell’insegnante di sostegno e per il fatto che ci hanno chiesto di firmare per la continuità educativa ma la richiesta non è stata nemmeno accolta”. A denunciarlo è Marco Burbello, papà di un bambino autistico di 5 anni senza maestro di sostegno che frequenta il terzo anno di materna a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. Poi c’è la storia raccontata da Nicoletta, mamma di un bimbo con disturbi dello spettro autistico. Terminata la materna, quest’anno il figlio frequenta una scuola elementare a Milano. “Mio figlio ha già cambiato tre insegnanti sul sostegno in un mese. Ogni giorno praticamente si trova affiancato da una figura diversa, non c’è nessuna continuità, stabilità e costanza, tutti aspetti fondamentali per chi vive le sue condizioni. Combattiamo per i diritti di tutti i bambini, non ci arrendiamo”.

“Dopo un mese non abbiamo l’istruzione domiciliare” – “Gli alunni con gravi disabilità che non possono frequentare la scuola dovrebbero essere maggiormente tutelati dalle istituzioni ma invece succede che vengano abbandonati”, raccontano al Fatto.it due mamme caregiver. Elena Graziani vive con la famiglia in provincia di Bergamo, madre di un bambino di 8 anni autistico di livello 2 con leucemia. “Non ci viene ancora fornita l’istruzione a casa per un grave ritardo amministrativo-burocratico“. La scuola polo, cioè l’istituto scolastico unico scelto dalla Regione per i casi di alunni disabili gravi che dovrebbe autorizzare l’invio dell’insegnante di sostegno a domicilio, è stata designata solo ad ottobre. “Trovo questo ritardo una cosa non rispettosa e davvero assurda”, spiega Elena. “È vergognoso che chi di dovere non abbia ancora garantito il diritto allo studio a tutti quei bambini che a scuola non possono nemmeno mettere piede”. Un problema che non riguarda solo Elena e suo figlio: “Tutti i bambini della Lombardia che devono attivare un’assistenza scolastica domiciliare stanno ancora aspettando con tutti i disagi conseguenti. Come genitori abbiamo solo 3 giorni di permesso dal lavoro (garantiti dalla legge 104, ndr), e siamo in estrema difficoltà nella gestione di mio figlio che presenta bisogni complessi”.

“Siamo abbandonati e discriminati” – Una storia simile a quella di Stefania Neva. Stefania vive a Longone al Segrino (Como), ed è la mamma di Andrea, ragazzo autistico e con una patologia rara, la pandas pans, con problemi immunitari e gastroenteroligici. Andrea, 19enne di 2 metri di altezza e 100 kg di peso, è iscritto alla terza superiore e ha diritto, a causa delle sue condizioni particolari, ad avere l’istruzione domiciliare (Id). “La scuola polo di riferimento regionale doveva essere selezionata entro il 15 settembre ma la scelta è arrivata solo a ottobre, a scuola già iniziata da un mese. Siamo abbandonati e discriminati”. L’Ufficio Scolastico Regionale aveva emesso apposita circolare in data 17 settembre comunicando che la ricerca e definizione della scuola polo non aveva avuto esito proficuo e, conseguentemente, avrebbe proceduto ad individuare l’istituto di riferimento mediante individuazione diretta, cosa avvenuta però solo a inizio ottobre. “Non abbiamo ancora ricevuto il docente di sostegno a casa e restiamo in un limbo”. Data la situazione molto particolare che il figlio si è trovato ad affrontare, anche per la grave encefalite autoimmune che la pandas pans genera, “non fornire una continuità educativa destabilizza ulteriormente il ragazzo”. “L’educativa comunale non può partire senza l’avvio dell’Id. Ed è stato anche illogicamente sospeso dalla cooperativa affidataria un progetto della Legge 162 già avviato a inizio estate”. Un progetto per cui la famiglia aveva provveduto a formare la figura educativa a proprie spese, avendo avuto rassicurazioni da parte della stessa cooperativa sulla continuità.

“Mio figlio senza l’educatore” – Altro aspetto critico che dimostra come ci sia ancora molta strada da percorrere per l’inclusione scolastica per tutti è l’assenza di educatori specializzati. Annalisa Vetrano è la madre di Francesco, un bambino di 10 anni con disturbi dello spettro autistico di terzo livello che frequenta la quinta elementare in una scuola di Roccarainola, in provincia di Napoli. “Stiamo parlando di diritti per i nostri figli calpestati, ogni anno siamo costretti a subire gli stessi gravi disagi, con lungaggini colpevoli nell’assegnazione dell’educatore ABA, figura fondamentale per la comunicazione e la crescita educativa, previsto dal PEI di mio figlio”.

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