“Ci vuole una bella faccia tosta per spacciare quello che è successo ieri per una vittoria di Israele. Stamattina ho letto i nostri giornali, in particolare quelli filo-israeliani ‘senza se e senza Hamas’, che ci raccontavano di un trionfo di Israele. Ma Israele non ha partecipato alla firma a Sharm el-Sheikh perché Erdogan ha detto: o Netanyahu o io. Ed è stato scelto Erdogan”. Sono le parole pronunciate a Otto e mezzo (La7) dal direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, commentando il vertice di Sharm el-Sheikh, co-presieduto da Donald Trump e dal presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi. Un evento segnato da un grande assente: Benjamin Netanyahu.
“Del summit mi ha colpito il comportamento di Trump con il premier britannico Keir Starmer”, osserva Travaglio. Il riferimento è a un episodio surreale avvenuto al termine del summit: Trump, parlando dal podio, chiede improvvisamente “C’è il Regno Unito?”. Starmer si avvicina credendo di dover dire qualcosa, ma il presidente americano lo liquida con un sorriso e un “È bello che lei sia qui”. Starmer rimane interdetto e torna al posto. “È stato ‘amorevolmente’ accompagnato verso l’uscio”, commenta il direttore del Fatto.
Poi ricorda le vicende giudiziarie di Netanyahu e della moglie e sottolinea: “Fino alla settimana scorsa Israele doveva annettere Gaza e la Cisgiordania, continuare la guerra fino all’annientamento di Hamas e rovesciare il regime a Teheran. Ora Trump dice che Hamas può fare la polizia a Gaza e che andrà bene. Auguri”.
Per il giornalista, il premier israeliano “si presenterà alle elezioni con un pugno di mosche in mano, sì con la grazia per il suo processo, ma dopo aver provocato uno sterminio prevalentemente per salvare la propria poltrona”.
Travaglio punta il dito contro la strategia del governo israeliano: “Ha bombardato le capitali di sei paesi vicini semplicemente per rendere eterna una guerra che non si è nemmeno preoccupato di chiudere, perché non aveva alcuna strategia ma solo tattica: mordi e fuggi. Il vincitore a Sharm el-Sheikh non c’era, perché non è il vincitore”.
Alla domanda di Lilli Gruber su chi sia allora il vincitore dopo quasi 70 mila morti, Travaglio risponde secco: “Il vincitore, se così si può dire, sono quelli che stavano al tavolo in prima fila, non le comparse dietro. Cioè Trump e gli Stati arabi”.
E sulla posizione dell’Italia, il giudizio è tagliente: “Ma certo che Giorgia Meloni è una comparsa come tutti quelli che stavano dietro. Poi a Trump sta più simpatica perché in Europa gli serve, e quindi l’ha trattata un po’ meglio degli altri, ma sempre dietro era”.