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Esplosione durante uno sgombero: 3 carabinieri morti, 25 feriti tra le forze dell’ordine. Fermati 3 fratelli

I fratelli Ramponi hanno fatto saltare il casolare a Castel d'Azzano. La procura di Verona ipotizza di contestare la strage. Il cordoglio da Mattarella a Meloni: lutto nazionale e funerali di Stato
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Un anno fa il primo tentativo di sgombero, la resistenza con il gas in casa, le ipoteche e gli avvisi. Fino all’esplosione di oggi, in cui sono morti tre carabinieri e una decina tra militari e agenti di polizia sono rimasti feriti. Nel casolare di via San Martino, a Castel D’Azzano nel Veronese, abitavano tre fratelli. Due di loro, Maria Luisa, 59 anni, e Dino Ramponi, 63, sono rimasti feriti dopo aver provocato l’esplosione: la donna è ricoverata in ospedale con gravi ustioni sul corpo. Secondo quanto riferito dal procuratore Capo di Verona Raffaele Tito verranno arrestati. Il terzo fratello, Franco, di 65 anni, è riuscito a fuggire ed è poi stato fermato dopo alcune ore. Ad innescare la deflagrazione, secondo le prime ricostruzioni, è stata la donna, probabilmente con il lancio di una molotov. Oggi pomeriggio inizieranno gli interrogatori. Tito ha riferito che si sta valutando l’ipotesi di omicidio volontario e premeditato e, se persistono le fattispecie, di reato di strage. Dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stato espresso cordoglio e il Consiglio dei ministri ha deliberato il lutto nazionale nel giorno dei funerali, che saranno di Stato.

Cos’è successo a Castel D’Azzano

Lo sgombero dell’abitazione ha avuto inizio intorno alle 2 di notte. Durante l’intervento il casale di due piani è crollato travolgendo i militari e gli agenti, e ha preso fuoco. Nella casa, completamente distrutta, sono al lavoro i Vigili del fuoco, giunti da Venezia a Castel D’Azzano, per il recupero delle persone rimaste intrappolate sotto le macerie. Anche 7 vigili del fuoco sono stati accompagnati in ospedale per accertamenti. Sul posto sono impegnate 25 unità tra squadre ordinarie, unità cinofile e nuclei USAR (Urban Search and Rescue) per la messa in sicurezza dell’area. Gli agenti che hanno perso la vita sono Marco Piffari, luogotenente carica speciale, Davide Bernardello, carabiniere scelto, e Valerio Daprà, brigadiere capo qualifica speciale. Prestavano servizio a Mestre e Venezia.

L’intervento speciale

L’intervento era programmato da giorni, dopo vari tentativi mai andati a buon fine proprio a causa delle minacce dei fratelli, tre agricoltori con problemi economici, debiti e ipoteche. “Era una casa disastrata, fatiscente e non c’era nemmeno l’allaccio della corrente elettrica. Carabinieri, Prefettura e Comune si erano dati da fare, c’era già anche un alloggio alternativo, ma era una situazione molto difficile che andava avanti da tempo” ha raccontato Tito. Per questo sul posto erano presenti i carabinieri dei Reparti speciali e gli agenti dell’Uopi (Unità Operative di Primo Intervento), specializzati in azione antiterrorismo. Inizialmente i tre fratelli si sono barricati in casa. Dopo vari tentativi per convincerli ad uscire, sono entrate in azione le forze dell’ordine. Alcuni agenti sono saliti sul tetto per calarsi nello stabile dall’alto, mentre altri si sono diretti alla porta d’ingresso per procedere all’irruzione.

“Una scena apocalittica”

All’ingresso il forte odore di gas ha allertato gli agenti. Quando è stata aperta la porta, intorno alle 3 del mattino, la forte esplosione ha investito carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco. La donna, ferita, è stata bloccata per prima, mentre i due fratelli erano nascosti in cantina. Entrambi hanno poi tentato di fuggire: uno è stato arrestato, il secondo è riuscito a scappare per i campi ed è stato fermato dopo alcune ore in una campagna di sua proprietà. Quando è stato fermato dai militari del Nucleo Investigativo non ha opposto resistenza. Nell’abitazione sono state ritrovate cinque bombole di gas sparse in più stanze e quel che resta di alcune molotov. “È una scena apocalittica – ha raccontato Tito – Sono stato tutta la notte sul luogo, è una cosa struggente”.

Debiti, ipoteche, esproprio

I Ramponi sostenevano di essere stati “ingannati” e che la sentenza del Tribunale che li sfrattava dal casolare era sbagliata. La vicenda nasce da un mutuo sottoscritto nel 2014, con l’ipoteca di campi e casa. I tre avevano sostenevano di non aver mai firmato i documenti per il prestito, e che anzi le firme erano state contraffatte. L’iter giudiziario era però arrivato fino alla decisione di esecuzione dell’esproprio.

Funerali di Stato e lutto nazionale

Cordoglio è stato espresso dalle presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Il mio cordoglio e quello del Governo vanno ai familiari delle vittime. Ho voluto esprimere personalmente la mia vicinanza al Comandante Generale dell’Arma in una telefonata, estendendola a tutti i Carabinieri. Un pensiero va anche a tutte le Forze dell’Ordine e ai Vigili del Fuoco, che ogni giorno operano con dedizione e coraggio al servizio dello Stato”, ha affermato Meloni. “In questa drammatica circostanza, esprimo la mia solidale vicinanza all’Arma dei Carabinieri e sentimenti di partecipe cordoglio ai familiari, insieme all’augurio di pronta guarigione agli operatori feriti” ha sottolineato Mattarella, in un messaggio inviato al Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Salvatore Luongo. Il Consiglio dei ministri ha deliberato il lutto nazionale e i funerali di Stato per le tre vittime.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e Il capo della Polizia, Vittorio Pisani, alle 9,30 sono andati al comando generale dei carabinieri di viale Romania a Roma. “È un bilancio terribile, che rivela la difficoltà di questo lavoro, la pericolosità dietro questo tipo di operazioni”, ha sottolineato il ministro. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha espresso rammarico per la morte dei tre militari: “Con immenso dolore ho appreso della tragica scomparsa. Desidero rendere onore alla memoria di agenti che hanno sacrificato la propria vita compiendo fino all’ultimo il loro dovere al servizio del Paese”.

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