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Ultimo aggiornamento: 9:14 del 13 Ottobre

Travaglio sul Nove: “Il piano di Trump ha avuto un grande alleato nelle piazze”

Ad Accordi&Disaccordi il direttore del Fatto ha parlato dell'apporto italiano al piano per Gaza
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“Secondo me il piano di Trump ha avuto un grande alleato nelle piazze. Trump, come tutti i populisti, ha sensori molto sensibili sull’opinione pubblica. E quindi a un certo punto ha capito che non reggeva più questa cosa, che era anche una questione di reputazione non solo per i suoi amici israeliani, ma anche per gli Stati Uniti. Poi non la non lo riconoscerà mai, continuerà a dire che sono tutti antisemiti, quelli delle università, ma la mobilitazione mondiale è stata il principale alleato di questo piano”. Così Marco Travaglio ad Accordi&Disaccordi sul Nove .

Per il direttore del Fatto Quotidiano non è da escludere “che Meloni, che ogni tanto parlava con Netanyahu, gli abbia detto di smetterla. Ma da lì a dire che ha contribuito al piano Trump…”. “In questi giorni – ha aggiunto Travaglio – mi sto molto divertendo perché ci sono alcuni diplomatici che stanno raccontando una delle possibili ragioni per cui Trump è riuscito dove avevano fallito gli altri”. “È la teoria del matto, che veniva già sperimentata da Nixon. Nixon – spiega Travaglio – mandava i suoi diplomatici in giro per il mondo a dire, guardate che lui era pazzo. Credo che abbiano anche detto ai Viet Cong per ridurli a più miti consigli, guardate che quello è talmente matto che potrebbe addirittura pensare all’atomica. Quindi mettiamoci d’accordo perché noi non sappiamo cosa potrebbe fare. Trump non ha bisogno di mandare diplomatici perché con il suo modo totalmente non ortodosso di condurre le trattative, blaterare, dire, non dire, smentire, contraddire, dà l’impressione di uno che a cui conviene dire di sì perché non sai che cosa potrebbe farti se gli dicessi di no”, ha concluso Travaglio.

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