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I giornalisti dell’agenzia Dire proclamano lo sciopero: “Stipendi dilazionati e nessuna certezza sui versamenti”

I giornalisti avevano già incrociato le braccia per i licenziamenti del dicembre 2023 e le sospensioni di gennaio 2024: "Il costo delle crisi aziendali non deve essere pagato da lavoratori"
I giornalisti dell’agenzia Dire proclamano lo sciopero: “Stipendi dilazionati e nessuna certezza sui versamenti”
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L’assemblea dei redattori e il comitato di redazione (cioè la rappresentanza sindacale) dell’agenzia Dire hanno proclamato una nuova giornata di sciopero per oggi, lunedì 13 ottobre, dopo quelle dei mesi scorsi. I giornalisti dell’agenzia di stampa incrociano le braccia per denunciare “l’insostenibile condizione economica di lavoratrici e lavoratori, tra stipendi a singhiozzo o percepiti a rate, e per avere risposte concrete e rapide dalla proprietà e dalle istituzioni”.

“Dopo i licenziamenti del dicembre 2023 e le sospensioni di gennaio 2024, per le quali le giornaliste e i giornalisti devono ancora ricevere parte dello stipendio – si legge nel comunicato del comitato di redazione – per i salari di luglio e agosto 2025 i dipendenti stanno di nuovo subendo la prassi inaccettabile di pagamenti dilazionati su più mesi, a causa della situazione economico-finanziaria precaria dell’azienda, così come avvenuto per gennaio e febbraio di quest’anno”. “Inoltre per lo stipendio di settembre, nonché dei mesi successivi, non è ancora stata fornita alcuna certezza sui tempi di erogazione – nonostante le sollecitazioni anche del sindacato – poiché l’azienda ha rimandato la questione a dopo la firma in tribunale dell’accordo con l’Agenzia delle Entrate, attesa entro il mese, che dovrebbe dare finalmente il via al piano di risanamento dei debiti ereditati dalla precedente gestione. Esposizione debitoria che a cascata ha portato anche all’interruzione della convenzione da parte del Dipartimento per l’Editoria a partire dallo scorso 6 marzo”, prosegue la nota.

“Il tutto è accompagnato da comunicazioni non sempre certe e definite, col rischio di normalizzare questa pratica stipendiale – sottolineano dall’agenzia di stampa – e da un’opposizione a strumenti come il lavoro agile, che solleverebbero lavoratrici e lavoratori a fronte dell’elevato costo della vita in particolare nelle grandi città. Consapevoli che l’attuale editore ha ereditato numerosi problemi dalla precedente proprietà, con cui peraltro esiste un contenzioso in atto, e pur riconoscendo sia gli sforzi che l’azienda sta compiendo per sanare la situazione sia le difficoltà burocratiche incontrate sul percorso, il Cdr giudica ormai intollerabile che i dipendenti dell’agenzia continuino a soffrire una condizione di totale incertezza come quella attuale, che grava anche sulle rispettive famiglie”.

“Il costo delle crisi aziendali non può e non deve essere pagato da lavoratrici e lavoratori”. Il comitato di redazione di Dire avanza dunque tre richieste: “All’azienda di garantire il ritorno immediato a un pagamento regolare degli stipendi, di assicurare comunicazioni sempre trasparenti, continuative e costruttive, e di riconoscere la parte mancante degli stipendi degli ex sospesi di gennaio 2024; alle autorità preposte di sbloccare finalmente la situazione economico-finanziaria e societaria dell’agenzia; al dipartimento per l’Editoria di riattivare la convenzione con la Dire, tuttora sospesa dal marzo 2025″.

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