Proseguono gli scioperi e le proteste dei redattori di Dire, l’agenzia di stampa nazionale che negli scorsi mesi ha visto il licenziamento di 14 giornalisti e altre 17 sospensioni, tutte ritenute illegittime dai sindacati di categoria. Nel braccio di ferro tra lavoratori e amministratori, e nel mezzo di uno stallo amministrativo per le vicende giudiziarie della precedente proprietà, i redattori attendono ancora rassicurazioni sul pagamento della seconda parte dello stipendio di dicembre. E così il comitato di redazione dell’agenzia ha proclamato due giorni di sciopero per le giornate di giovedì 25 e venerdì 26 gennaio. Intanto Stefano Pistilli, amministratore unico della Dire, secondo quanto si legge sul sito della stessa agenzia lunedì 22 gennaio ha presentato le sue dimissioni: “Caro direttore, la presente per informarla di aver preannunciato all’editore la mia volontà di rassegnare le dimissioni dall’incarico a me assegnato”.

La testata è alle prese con un fermo amministrativo da parte del Ministero dell’Istruzione e un conseguente congelamento dei contributi per i servizi giornalisti resi a Palazzo Chigi: “Dopo aver ricevuto un modesto acconto una settimana fa, oggi l’azienda ha fatto sapere che al momento non è stata data disposizione di pagare gli stipendi stante la situazione di stallo dovuta al fermo amministrativo del ministero dell’Istruzione (legato alle vicende giudiziarie della precedente proprietà) che ha colpito l’azienda all’inizio di dicembre e che, a catena, ha provocato il 29 dicembre la sospensione del corrispettivo di Palazzo Chigi alla società Com.e e dell’iscrizione della Dire all’elenco delle agenzie di rilievo nazionale”, spiega in una nota il comitato.

Il cdr, prosegue la nota, “reputa questa posizione irricevibile e dichiara sciopero, chiedendo all’editore di pagare subito gli stipendi dovuti ai suoi giornalisti e ai colleghi grafici. I lavoratori non possono pagare per la situazione di difficoltà che si è creata, tanto più trattandosi dello stipendio del mese scorso. Anche i colleghi licenziati, ad oggi, hanno ottenuto solo questo acconto e non hanno ricevuto le spettanze relative a mensilità dovute e Tfr. È inaccettabile pensare che lo stallo sul fronte giudiziario possa ricadere a cascata sui lavoratori, lasciandoli senza stipendio, così come erano inaccettabili le ‘sospensioni di Capodanno’ (di cui abbiamo chiesto il ritiro in tutte le sedi e senza sosta, l’ultima volta con uno sciopero la settimana scorsa), anch’esse forma di pressione mirata a far risaltare la drammaticità del blocco della terza rata del 2023 da parte di Palazzo Chigi alla società Com.e”.

Le dimissioni di Pistilli sono da ricondurre proprio alla situazione in corso: “La ragione principale che mi spinge a fare questa scelta è il senso di responsabilità nei confronti dell’agenzia Dire – sottolinea Pistilli – che vive un momento molto delicato, e ritengo sia nell’interesse superiore della società che non vi siano distrazioni né perdite di tempo prezioso per rispondere su fatti infondati e inesistenti di cui mi occuperò a tempo debito. Tutta l’azienda deve concentrarsi perché in tempi rapidi siano chiariti gli equivoci che mettono a rischio il futuro occupazionale da cui dipendono 120 famiglie e il pluralismo dell’informazione”. “Resta inteso – chiude Pistilli – che la mia disponibilità rimarrà invariata e metterò a disposizione tutte le mie competenze qualora fosse necessario”

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