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‘L’Occupazione. Ecco chi ha ucciso il servizio pubblico’… e la sinistra, aggiungerei

Il senso dello sbandamento colossale del governo di centro sinistra sulla Rai si coglie nelle prime pagine del nuovo libro di Bertoni e Vita (Paper First)
‘L’Occupazione. Ecco chi ha ucciso il servizio pubblico’… e la sinistra, aggiungerei
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Sulla carta è un libro che riguarda l’informazione pubblica, il titolo eloquente: L’Occupazione. Dall’editto bulgaro a Renzi, da Draghi fino a TeleMeloni. Ecco chi e come ha ucciso il servizio pubblico. Ma non sono sicura che il libro, scritto a quattro mani da Roberto Bertoni e Vincenzo Vita, portato proprio in questi giorni nelle librerie da Paper first, riguardi proprio solo il servizio pubblico. Credo sia qualcosa di più, una critica nel profondo dei madornali errori di una sinistra che si è suicidata.

Forte dell’esperienza maturata da sempre nel campo dell’informazione e dei mass media, accompagnato dalla perizia giornalistica di Roberto Bertoni, Vincenzo Vita si immerge nella sua stessa storia personale, con lo sguardo nostalgico a Berlinguer, proponendo una riflessione preziosa per gli operatori dell’informazione ma non solo: quando gli autori chiedono quale sarà “Il futuro della Rai (se ne avrà uno…)”, titolo di un intero capitolo, si odora l’allusione al futuro di un bene collettivo sovrastante, come appunto è stata, un tempo, la sinistra prima di perdere il suo destino – “dopo gli Stati generali promossi dalla presidente della Vigilanza Rai Barbara Floridia nel novembre 2024 devono far seguito gli Stati generali dell’opposizione”, rafforzano i nostri autori.

Il senso dello sbandamento colossale delle azioni intraprese negli anni di governo del centro sinistra si coglie in poche righe nelle prime pagine: la messa sul mercato della principale azienda delle telecomunicazioni fu svolta “sotto costrizione. L’allora ministro dell’economia Carlo Azeglio Ciampi, infatti, aveva necessità di trovare risorse per rispettare le richieste dell’Unione Europea ai fini dell’ingresso della moneta unica”. Punto. Ovvio che il richiamo al vincolo di Maastricht si è imposto più lacerante e prepotente del precedente vincolo internazionale, anch’esso del resto mai sopito (si veda la stretta attualità, con una presidente postfascista al guinzaglio dell’imperatore Trump). Ma esso fu comunque una scelta, fatta e guidata da governi di centro sinistra.

Eppure, quelli potevano essere gli anni della svolta, di politiche progressiste e riformatrici. Nel 1993, nel pieno dell’offensiva stragista e dei processi di Tangentopoli, fu nominato un consiglio di amministrazione della Rai composto da persone specchiatissimi, da Feliciano Benvenuti, Tullio Gregory, a Paolo Murialdi a Elvira Sellerio, la famosa Rai dei professori: durò pochissimo spazzata via dall’avvento di Berlusconi e della nuova presidenza di Letizia Moratti, eterna “paladina del rito ambrosiano”.

Si persero altre occasioni quando arrivarono le privatizzazioni del trio Prodi, Ciampi e Draghi: uno snodo dalla forza distruttiva mai apertamente sviscerato nel discorso pubblico: appunto Telecom, un “monumento degli errori del centrosinistra”, secondo Vita e Bertoni, insieme alle ferrovie e agli altri asset strategici del Paese. Fu un po’ come vendere l’anima, seduti al tavolo del panfilo Britannia, concesso dalla Corona inglese, si intende a pagamento, per quell’occasione speciale: la riscrittura della capitalismo europeo dopo la Guerra Fredda.

Dunque per rifondare una idea di servizio pubblico è ineludibile ricostruire una idea di pubblico. Per quanto apparentemente difficile gli autori preferiscono vederla con Gramsci: “Quando tutto è o appare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”. Questo l’auspicio speranzoso di un libro importante e utile ad un dibattito che va fatto: ma sarà utile solo se non si faranno sconti a nessuno. Come fanno Bertoni e Vita.

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