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Ultimo aggiornamento: 10:21 del 8 Ottobre

Gaza, Caracciolo a La7: “Meloni? È triste che applichi le categorie della politichetta interna a fenomeni così catastrofici”

"Meloni non condivide quello che fa Netanyahu? Puoi definire inaccettabile una dichiarazione, ma non un genocidio". L'affondo di Caracciolo
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Non so come si possa paragonare una manifestazione di un milione rotti di persone con alcuni violenti“. Così Lucio Caracciolo, direttore di Limes, commenta a Otto e mezzo, su La7, le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulle manifestazioni pro-Palestina dei giorni scorsi. La premier ha espresso il suo “choc” per gli striscioni a favore del 7 ottobre e ha contestato l’idea che le violenze successive ai cortei fossero opera di pochi infiltrati, definendola una “tesi riduttiva”.
Interpellato dalla conduttrice Lilli Gruber sul clima di odio evocato dalla Meloni, Caracciolo sottolinea: “La prima responsabilità dei politici e del governo è quella di calmare gli animi piuttosto che eccitarli. Ci sono già sufficienti vittime per cercare di apparire tali. Dobbiamo guardare le cose con un po’ più di distanza. Trovo anche triste che si applichino le categorie della politichetta interna a fenomeni così catastrofici, molto più importanti di quanto possiamo dire in una campagna elettorale, come quello che sta accadendo in Medio Oriente”.

E aggiunge: “Meloni ha detto che non condivide quello che fa Netanyahu. Puoi definire inaccettabile un’idea o una dichiarazione, ma non un genocidio. Non siamo in un dibattito politico. Questo dice qualcosa su di noi, non solo sulla Meloni. Cerchiamo sempre di guardare gli eventi internazionali in termini di politica interna, non capendoci niente”.

Sulla possibilità di pace in Medio Oriente, Caracciolo esprime forti perplessità: “Più che scettico sono negativo sulla possibilità di un accordo di pace. Dopo tutto quello che è successo negli ultimi anni, come ci si mette d’accordo? Fra Netanyahu e Hamas si fanno i due Stati? A volte purtroppo manca il senso del ridicolo, oltre che quello del tragico. Non c’è una soluzione di pace, ma almeno la necessità di una tregua più lunga possibile e di uno scambio di prigionieri. Questo è possibile, però il piano di Trump lascia imprecisato quasi tutto, per esempio in che misura i prigionieri vengono liberati e nello stesso tempo l’esercito si ritira. Quali possono essere liberati?”.

Il direttore di Limes denuncia infine il deteriorarsi della situazione interna in Israele: “Le faglie interne stanno diventando sempre più profonde. L’idea teocratica del grande Israele, scritta non so dove nella Bibbia, può essere manipolata in modi gravi, soprattutto dai coloni più maneschi che vengono aiutati anziché repressi dalle forze di sicurezza e dall’IDF“.

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