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È l’ossessione di vincere che fa perdere la sinistra: stendiamo un velo pietoso sul campo largo

Giorgia Meloni non è forte. Il campo progressista è fatto da leader che le danno un potere che non ha
È l’ossessione di vincere che fa perdere la sinistra: stendiamo un velo pietoso sul campo largo
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di Paolo Ghion

Il motivo per cui il centrodestra avanza deriva dall’ossessione dell’opposizione di porsi, come primo obbiettivo, quello di vincere al posto del centrodestra. Manca la proverbiale gavetta, non basta metter su l’insegna e aspettare che accorrano. I cittadini che non votano più, non li si convince con la promessa di battere il governo e perché? Se non votano, non hanno idea di che cosa stia facendo chi c’è al governo (beninteso alcuni non sanno neanche chi ci sia a capo), altri sono perfettamente informati e hanno tutte le ragioni per non votare.

L’alternativa al governo non è materia di discussione o sulla quale si debba speculare, poiché la Costituzione del nostro malandato paese e la zoppicante democrazia che lo sorregge sono gli elementi essenziali che permettono la libertà della scelta. Tornando al principio: nessun gruppo politico che sia un’alternativa sensata dovrebbe mai porsi il problema di esserlo perché, se si ascolta chi si vuol rappresentare e si impara da loro a rappresentarli, si diventa l’alternativa.

Riguardo i temi, vale lo stesso principio: un partito che si preoccupa di quali dovrebbe affrontare per apparire diverso, non sarà capace di affrontarli. Le battaglie non si esauriscono mai, perché c’è sempre qualcuno pronto a calpestare un diritto.
Spesso i commentatori dicono che gli elettori sono meglio dei loro politici e a volte sono i politici stessi a dirlo per lisciare l’elettorato, specialmente quando hanno bisogno di spacciare un’idea propria per una richiesta del popolo.

Sono o non sono complementari il politico di sinistra e quello di destra? Una battaglia politica a costo zero: l’uno parla di progresso, ma la normale amministrazione, dalla salute al welfare s’ha da fare prima o poi; l’altro racconta che solo la folle ideologia del progresso ha già danneggiato l’economia e tolto diritti per non parlare del welfare, che non si è mai posto il problema di garantire.

Non sto dicendo che chi è di sinistra o di destra non voglia alcune delle cose che i rispettivi schieramenti dicono di offrire, ma che se guardiamo a quello che tutti chiedono (non votanti compresi), ci troviamo una lunga lista che si ripete eguale di governo in governo.

Ciò che sta ne programma spesso serve all’identità del partito e alla sua collocazione, non serve alla gente che delle due cose potrebbe anche fregarsene. Essendo i temi già dibattuti, non serve cercare di risolverli? Magari rivangarli di tanto in tanto, nella primavera dell’elezione, tanto per piantarci qualche cavolo fresco.

Giorgia Meloni non è forte. Il campo progressista è fatto da leader che le danno un potere che non ha. Elly Schlein alla Festa dell’Unità di Torino ha detto: “Cara Giorgia , abituati perché non ti faremo mai più il favore di dividerci e anzi andremo avanti uniti insieme e vi batteremo”. Il nostro Presidente del Consiglio, alquanto prevedibile, non ha il potere di dividere nessuno e se un membro di un club tenuto su con lo sputo, le lancia un guanto di sfida in punta di piedi, con la peperonata sullo stomaco e sull’orlo di un precipizio, non ci si sorprenda se vien su solo l’eco della minaccia.

Stendiamo un velo pietoso su quella cordata che è praticamente un papocchio di partiti in franchising, in cui il Pd è il franchisor e sulle parole di Bonelli che dice: “Centrodestra forte, bisogna insistere sul campo largo”. Pare che sono così fieri di presentarsi insieme che non conta che non li si voti. Che dire: “L’operazione è riuscita, il paziente è morto”. M5S ha perso la sua unicità, hanno buttato via il bambino con l’acqua sporca , ed ora non ha più nessuna chance di recuperare gli astenuti. Plausi ai fautori dell’evoluzione, avete fatto il vostro sporco lavoro.

Per vincere serve un nuovo movimento, non di parole nuove per un partito vecchio. Le persone votano solo la novità o meglio l’unicità, e i leader sono come i computer: nel tempo che ci metti a capire cos’hanno di nuovo, sono già vecchi.

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