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La Fifa non decide su Israele. Il presidente Infantino: “Non possiamo risolvere i problemi geopolitici. Qui uniamo le persone in un mondo diviso”

Il numero uno del massimo organismo mondiale calcistico - durante il Consiglio riunitosi a Zurigo - ha schivato l'argomento, generalizzando e non prendendo una posizione netta
La Fifa non decide su Israele. Il presidente Infantino: “Non possiamo risolvere i problemi geopolitici. Qui uniamo le persone in un mondo diviso”
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La Fifa non decide su Israele. Nulla di fatto infatti durante il Consiglio riunitosi a Zurigo sulla richiesta di escludere di Israele dalle competizioni calcistiche. “La Fifa non può risolvere i problemi geopolitici”, ha spiegato in una nota il presidente Gianni Infantino, “ma può e deve promuovere il calcio in tutto il mondo sfruttandone i valori unificanti, educativi, culturali e umanitari”.

Nel suo intervento introduttivo dei lavori a porte chiuse, Infantino ha evocato “la situazione a Gaza” sottolineando l’importanza di promuovere la pace e l’unità, ma – come preventivabile visto il comportamento avuto fin qui – non ha preso posizione su un’eventuale esclusione di Israele sulla scia di quanto fatto per Russia e Bielorussia. “Alla Fifa ci impegniamo a utilizzare il potere del calcio per unire le persone in un mondo diviso“, ha ricordato il dirigente italo-svizzero, “i nostri pensieri sono rivolti a coloro che soffrono nei numerosi conflitti che esistono oggi in tutto il mondo, e il messaggio più importante che il calcio può trasmettere in questo momento è quello di pace e unità”.

Di fronte alle atrocità in corso a Gaza, però, anche nel mondo del calcio qualcosa negli ultimi tempi si sta muovendo, tra presunte pressioni del Qatar e una lettera-appello firmata da Francesca Albanese e altri 7 esperti Onu che si sono rivolti direttamente a Uefa e Fifa. Eppure negli uffici di governo del pallone a livello europeo e mondiale finora si sono affrettati a smentire tutto, rassicurando Tel Aviv.

Non è un mistero, però, che se si arrivasse a votare all’interno dell’Uefa su una sospensione di club e nazionale israeliana da tutte le competizioni calcistiche, come ventilato dal Times pochi giorni fa, non sarebbero molti i contrari. Da un lato, come hanno sottolineato gli esperti Onu, lo stop a Israele nel calcio è una “risposta necessaria per affrontare il genocidio in corso nei territori palestinesi occupati” ed evitare che le partite vengano “utilizzate per normalizzare le ingiustizie”. Dall’altro, c’è il precedente della Russia, estromessa immediatamente da tutte le competizioni internazionali dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022: una misura tuttora in corso. Infantino, però, al momento non si espone e non prende posizione.

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