Non si può non stare dalla parte della Flotilla
di Giovanni Roveda
Quello che sta accadendo a Gaza non è una questione lontana né un conflitto “che non ci riguarda”. È un dramma umanitario che interroga la coscienza di ciascuno di noi, europei e italiani, cittadini di un mondo che si proclama libero e democratico.
Le immagini che arrivano ogni giorno mostrano non solo la devastazione materiale, ma soprattutto la negazione dei diritti fondamentali: accesso a cure, acqua, elettricità, libertà di movimento. Una popolazione intera costretta a vivere sotto assedio.
In questo contesto si inserisce la Global Sumud Flotilla, la flotta internazionale che sta cercando di rompere il blocco portando aiuti e solidarietà. Non si tratta solo di consegnare beni materiali, ma di affermare un principio: il diritto alla dignità non può essere schiacciato da muri, embargo e violenza. Molti governi tacciono, per calcolo politico o per convenienza economica. Io credo che il silenzio sia complicità. La Flottilla rappresenta una voce scomoda, ma necessaria: la testimonianza che esiste ancora chi è disposto a rischiare in prima persona pur di non restare indifferente.
Come cittadini italiani, come europei, abbiamo una responsabilità. Non possiamo limitarci a osservare da lontano. Dobbiamo pretendere che i nostri governi difendano i principi di giustizia e diritto internazionale, non solo quando conviene ma sempre.
La storia ci giudicherà non per le parole dette nei palazzi, ma per le azioni — o le omissioni — compiute di fronte a tragedie come questa. Per me, oggi, stare dalla parte della Flotilla significa stare dalla parte della vita, della libertà e dell’umanità.