San Siro, il day after: così il voto ha spaccato sia maggioranza che opposizione
All’indomani del voto su San Siro, il clima è da “day after”. E non solo perché tanto i consiglieri quanto gli spettatori della seduta hanno dovuto fare le ore piccole, ma perché la scelta di vendere a Milan e Inter segna uno spartiacque che chiude una storia e ne fa cominciare un’altra.
Già nel corso del dibattimento, l’intraprendente Francesca Cucchiara (Verdi) aveva fatto sapere al Sindaco che dal giorno seguente le cose sarebbero cambiate. Carlo Monguzzi oggi preannuncia ricorsi alla giustizia amministrativa e contabile, sentenziando che “la maggioranza green uscita dalle urne non c’è più: ha tradito il mandato elettorale”. Dopo aver lungamente giocato il ruolo del dissidente in seno alla maggioranza, il consigliere verde pone un aut-aut: “Sindaco, aspetto comunque notizie su nuovo assessore, rimpasto di giunta, blocco delle situazioni di speculazione edilizia. Se cambia tutto e subito, bene, se no ognuno per la propria strada”. Piuttosto delicata è anche la posizione dell’assessora Elena Grandi, che coraggiosamente ha messo nero su bianco la propria contrarietà al provvedimento e che in caso di rottura tra AVS e il resto della coalizione difficilmente potrebbe restare al suo posto.
Da più parti arrivano inviti a uscire dalla maggioranza anche ai tre consiglieri Pd che hanno votato contro la delibera e la cui posizione è stata vanificata dalla scelta di Forza Italia, che non votando (anziché votare contro) ha di fatto impedito alla Giunta Sala di andare in minoranza sul provvedimento più importante dei suoi due mandati. Unico voto contrario tra gli azzurri quello del consigliere Alessandro De Chirico, che, vivendo da sempre nel quartiere San Siro, ha ottenuto una “deroga” per poter esprimere la sua contrarietà. Fatta salva questa eccezione “territoriale”, come l’ha schernita Silvia Sardone (Lega), la posizione di Forza Italia rappresenta il fatto politico del giorno, che peraltro avevo anticipato nella precedente puntata di questo blog.
La rottura degli schemi riguarda anche il centrodestra, che a livello nazionale governa col tridente consolidato ormai da oltre 30 anni (Fdi-Lega-FI), ma che a Milano si appresta a una svolta in senso moderato. Il livello della tensione è palese nel commento del coordinatore lombardo Alessandro Sorte, che rivendica una scelta compiuta nell’interesse della città: “A chi, come Silvia Sardone, ci accusa di avere fatto da stampella, chiedo: sei in Consiglio comunale per amministrare o per urlare? Se vuoi amministrare, devi ragionare. Forza Italia ragiona sempre nell’interesse dei cittadini, senza girarsi dall’altra parte. La Lega, invece, a Palazzo Marino è salita sulla Flotilla insieme a una parte del Pd e Avs, scegliendo di navigare verso il baratro a cui vorrebbero condannare Milano”.
Se Atene piange, Sparta non ride. Anche Sorte legge questo passaggio come un giro di boa: “Con il voto di questa notte in Consiglio comunale sulla delibera San Siro, Forza Italia ha certificato la fine dell’attuale maggioranza e del progetto del cosiddetto ‘campo largo’ a Milano”. Non casualmente, nel Pd targato Schlein i più convinti del voto sullo stadio (che poi è un voto sull’intera Grande Funzione Urbana) sono gli esponenti dell’area riformista, che paiono occhieggiare al dialogo invocato da Letizia Moratti anche in vista delle prossime elezioni.
È presto per dire se stia nascendo una nuova intesa con Azione, Italia Viva e Forza Italia, ma certamente le premesse ci sono, vista anche la predilezione di Milano per le posizioni moderate. Altrettanto evidente è la fine del ciclo politico iniziato con Giuliano Pisapia e che ora, con Sala prossimo all’uscita da Palazzo Marino, apre più dubbi che certezze. Per tanti mesi abbiamo discusso dei possibili candidati a sindaco per il 2027, ma al momento non siamo nemmeno certi di quali saranno le squadre in campo.