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Stellantis, beffa per gli stabilimenti italiani: a Saragozza la gigafactory si costruisce con 2.000 operai cinesi e 298 milioni dall’Ue

Il gruppo cinese CATL, con cui è stato lanciato il progetto, non vuole condividere il proprio know-how
Stellantis, beffa per gli stabilimenti italiani: a Saragozza la gigafactory si costruisce con 2.000 operai cinesi e 298 milioni dall’Ue
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Nuova beffa per i lavoratori italiani di Stellantis, che si sono appena sentiti annunciare gli stop degli stabilimenti di Cassino e Pomigliano per “contrazione della domanda”. Secondo il Financial Times, a costruire e allestire l’annunciata gigafactory per le batterie da oltre 4 miliardi di euro, che il gruppo realizzerà a Saragozza in jv con il colosso cinese CATL e godendo di 298 milioni di finanziamenti a valere sul Next Generation Eu, saranno 2.000 addetti inviati direttamente dalla Cina. Scelta che secondo il quotidiano finanziario riflette il gap di competenze europeo nel settore ma soprattutto la riluttanza di Pechino, che ne è leader, a condividere il proprio know-how. Una volta avviata la produzione, poi, il personale – circa 3.000 addetti – dovrebbe essere in gran parte spagnolo.

Il sito sorgerà su un terreno di proprietà del gruppo franco-italiano guidato da Antonio Filosa e presieduto da John Elkann, accanto a uno stabilimento Stellantis degli anni ’80, e dovrebbe entrare in produzione entro il 2026. CATL “non ha specificato quanti lavoratori cinesi saranno coinvolti nelle attività di costruzione di base”, scrive il Ft, ma “a Pedrola, un comune confinante con il sito della fabbrica”, ha “cercato terreni aggiuntivi per impianti industriali e alloggi”.

La fabbrica è ritenuta cruciale per la transizione elettrica europea, dopo il crac della svedese Northvolt che era l’unico competitor Ue di una certa rilevanza. Ma dal punto di vista di Pechino si inserisce nella strategia di Xi Jinping di accrescere la dipendenza del Vecchio continente dalla tecnologia cinese, come già accaduto in Africa con i progetti infrastrutturali gestiti da manodopera della Repubblica popolare. Non secondario il fatto che il Pentagono abbia inserito CATL nella lista nera delle aziende sospettate di legami con l’esercito cinese.

L’operazione gode di sostegno bipartisan in Spagna: sia il premier socialista Pedro Sánchez, che ha incontrato Xi tre volte negli ultimi due anni, sia il Partito Popolare hanno difeso il progetto. Critiche sono arrivate da Vox, secondo cui Madrid rischia di “non ricavare praticamente nulla” dall’accordo.

Stellantis, che in Aragona riceve fondi pubblici europei per aprire la fabbrica, in Italia ha appena annunciato lo stop di molte linee perché la domanda è debole. E l’anno scorso ha congelato il progetto di una gigafactory a Termoli da realizzare in consorzio con Mercedes e Total: i 400 milioni del Pnrr messi a disposizione dal governo sono stati ricollocati.

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