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Ultimo aggiornamento: 10:14 del 28 Settembre

Jebreal su Nove: “La società israeliana è radicalizzata, la maggior parte non vuole Netanyahu ma è d’accordo con il genocidio”

Le parole della giornalista ospite di Accordi&Disaccordi
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“La maggior parte degli israeliani non vuole Netanyahu, ma è d’accordo con il genocidio”. Rula Jebreal, nata ad Haifa, in Palestina, ma anche cittadina israeliana, ospite di Accordi&Disaccordi sul Nove, ha tratteggiato un identikit di Israele oggi, numeri alla mano. “Gli ultimi sondaggi israeliani dicono che il 78% della popolazione è a favore delle politiche genocide di Israele. – ha spiegato la scrittrice – Non vogliono Netanyahu al potere, ma il prossimo premier sarà Naftali Bennet (ex militare e primo ministro di Israele tra il 2021 e il 2022, ndr) e la sua politica non è molto diversa da quella attuale. E’ meno corrotto di Netanyahu, ma Bennett si vantava 10 anni fa di uccidere molti palestinesi e che non ci fosse nulla di male. E’ lo stesso che alla Knesset ha detto a un mio amico, un israelo-palestinese, il parlamentare Ayman Odeh ‘noi avevamo uno Stato quando voi eravate sugli alberi con le scimmie‘, quindi un profondo razzista e un convinto sionista“. La giornalista ha poi ricordato che “quando Francia, Regno Unito, Canada hanno riconosciuto lo Stato palestinese, uno dei leader della sinistra centrista israeliana sul New York Times ha detto che non è solo Netanyahu, ma che tutti gli israeliani sono contrari a uno Stato palestinese”, del resto nel discorso all’Onu, in un passaggio non troppo evidenziato dai media italiani, Netanyahu ha detto: “Oltre il 90% degli israeliani è contrario alla creazione di uno Stato palestinese. Non è solo una mia politica o del mio governo, ma è la politica del popolo e dello Stato d’Israele.

Jebreal ha messo in fila una serie di dati difficilmente contestabili: “A luglio il parlamento israeliano ha fatto passare una mozione contro la costituzione di qualsiasi Stato di Palestina”, ha detto l’attivista per i diritti umani in riferimento alla mozione che con 71 voti contro 13 ha dato l’ok all’annessione completa dei Territori occupati, mozione tra l’altro molto simile a quella del luglio 2024, che chiude ogni possibilità di costruire uno Stato palestinese. “C’è una grande parte di israeliani contrari alla politica di Netanyahu soprattutto riguardo alla sua corruzione, non vogliono un uomo corrotto, ma la verità – ed è doloroso per me riconoscerlo e ammetterlo – ha detto ancora la giornalista – è che la maggioranza della popolazione sostiene le politiche di Netanyahu: il 60 per cento sostiene l’uso della fame come arma di guerra“. Inoltre, il 18 settembre “il giornale israeliano Magazine +972 ha pubblicato un articolo dal titolo devastante: ‘Israele sta conducendo un olocausto a Gaza. La denazificazione è la nostra unica soluzione perché siamo completamente radicalizzati‘”.

E c’è di più. Le denunce contro le torture e gli stupri nelle prigioni israeliane, specie quella di Sde Teiman e di Ofer riempono la rete, ma Jebreal ha ricordato che “in 52 anni non pensavo di poter vedere una protesta come quella che ho visto a favore dello stupro dei detenuti palestinesi: ci sono 10mila detenuti e fra loro c’era anche il medico dello Shifa Hospital morto dopo essere stato stuprato con un bastone arrugginito”, ha detto la scrittrice parlando di Adnan al-Bursh, capo di ortopedia dello Shifa, che dopo quattro mesi di carcere è morto di stupro e torture il 19 aprile 2024 nella sezione 23 della prigione di Ofer. “Questa è la realtà oggi di Israele, che l’Occidente fa fatica a vedere e accettare. Perché Israele non vuole giornalisti a Gaza? Perché non vuole che si scoprano gli orrori commessi quotidianamente a Gaza e nei Territori occupati”. Infine Jebreal ha portato come esempio un’immagine proveniente dal campo profughi di Jenin: il festeggiamento del Capodanno ebraico nel luogo, sotto occupazione permanente dal 21 gennaio 2025, da cui 20mila residenti sono stati sgomberati con la forza. “Lì non c’è Hamas, lì è la Cisgiordania occupata. – ha concluso – Israele dei nostri sogni e delle nostre aspirazioni non c’è più, il sogno è stato ucciso da Netanyahu e dalla sua coalizione. Il genocidio di oggi non è un’aberrazione, un caso, è il suicidio di Israele“.

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