Nordio: “Gratteri in tv è il miglior testimonial delle carriere separate”. E attacca Davigo: “Non è più credibile”
Nicola Gratteri è il “testimonial più autorevole” della separazione delle carriere, Piercamillo Davigo ha perso “credibilità” dopo la condanna per il caso dei verbali di Amara. Intervenendo al congresso dell’Unione delle Camere penali a Catania, il ministro della Giustizia Carlo Nordio torna a bersagliare il procuratore di Napoli e l’ex pm di Mani Pulite, due dei magistrati più invisi agli avvocati seduti in platea. L’aggancio per punzecchiare Gratteri è ancora una volta Lezioni di mafia, il programma divulgativo (finora con ottimi ascolti) di cui il pm è protagonista su La7: “Abbiamo un collega, che a me personalmente è simpatico e potrei dire che siamo amici, il dottor Gratteri, che va in televisione a fare delle conferenze sulla mafia e probabilmente anche, dopo, sulla riforma costituzionale. Questo suo intervento è stato criticato da molte parti: io, invece, non lo critico affatto e lo ritengo una eccellente occasione per dimostrare ormai la realtà della separazione delle carriere”, argomenta il Guardasigilli. E questo, sostiene, “perché in un ordinamento democratico, civile e liberale chi deve tacere sempre e comunque e parlare solo attraverso le sentenze è il giudice“, mentre “il pubblico ministero, esattamente come voi avvocati, ha tutto il diritto di parlare quando, come e dove vuole”. Quindi, “come spero di vedere voi in televisione, a me va benissimo vedere in televisione un pubblico ministero come il dottor Gratteri. Però questo dimostra ancora una volta che la separazione delle carriere è già in atto e deve essere attuata. Il solo fatto che un pubblico ministero consideri un suo diritto entrare nel dibattito come parte dialogante o polemizzante dimostra che non c’è nessun testimonial più autorevole del dottor Gratteri per la separazione delle carriere”, conclude tra gli applausi.
Nonostante i toni apparentemente leggeri del ministro, però, il suo dicastero si è già mosso formalmente contro Gratteri per la sua partecipazione a Lezioni di mafie, chiedendogli chiarimenti dopo un’interrogazione parlamentare presentata da Forza Italia: il magistrato ha risposto con una lettera rivendicando la legittimità della libera espressione di pensiero, svolta nell’ambito di un’attività gratuita e non continuativa e senza mai parlare di inchieste in corso. Già nei mesi scorsi il viceministro Francesco Paolo Sisto aveva definito “inopportuna” l’iniziativa televisiva, con il pm che aveva replicato, dalla festa del Fatto, invitandolo polemicamente ad aprire nei suoi confronti un procedimento disciplinare. Dall’opposizione a condannare il nuovo attacco ad personam è la responsabile Giustizia del Pd Debora Serracchiani: “Spero che il ministro Nordio si renda conto che occorre prudenza quando dal governo si indicano in un certo modo procuratori molto esposti nella lotta alla criminalità organizzata”, osserva. “Un ministro della Giustizia dovrebbe in primo luogo ascoltare con attenzione le valutazioni di chi ha maturato tanta esperienza sul campo, ed anche essere cauto a utilizzare termini come “testimonial” in relazione a chi lavora da decenni in prima linea sotto scorta. Se mi fosse stato possibile essere presente al convegno come avevo programmato, lo avrei osservato subito”, dichiara.
Al congresso degli avvocati, poi, Nordio ha citato un altro intervento alla festa del nostro giornale, quello di Piercamillo Davigo: spiegando nel suo stile iperbolico i rischi della riforma, l’ex magistrato aveva suggerito che un pm “separato” avrebbe potuto essere tentato di aprire indagini sui giudici, “terrorizzati” dagli accertamenti patrimoniali, in caso di troppe decisioni sfavorevoli all’accusa. “Quando sento un ex magistrato dire che se i pubblici ministeri indagassero sui conti dei giudici questi sarebbero terrorizzati questo mi allarma molto, che vi sia questa sorta di corruzione occulta mi ha fatto inorridire”, accusa Nordio. E aggiunge che la “figura” di Davigo è stata “sconfessata nella sua credibilità da una sentenza passata in giudicato”, quella sul caso dei verbali dell’avvocato Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria, per cui l’ex pm di Mani Pulite è stato condannato per rivelazione di segreto.
Nel suo intervento il ministro ha parlato anche del referendum: se dovesse vincere il no grazie a un’alleanza tra magistratura e opposizione, dice, “non sarebbe una vittoria del centrosinistra, ma delle Procure. E noi torneremmo ancora, dopo tanti anni di sforzi, a una Repubblica sottomessa o condizionata dal potere dei magistrati, e questo sarebbe un vulnus per la stessa parte politica che lo ha sostenuto”. Ma dall’altra parte, afferma, “sarebbe pericoloso anche per la magistratura se fossimo noi a vincere, perché se si politicizzasse entrando in questo dibattito con un connotato non tecnico, non giuridico, ma politico, se venisse sconfitta la sua sarebbe una sconfitta politica, e le sconfitte politiche non sono indolori, anzi, purtroppo si pagano. Quindi il mio auspicio è non solo di tenere bassi i toni, come sempre auspicato anche dal Presidente della Repubblica, ma di dare a questo referendum il suo significato reale: quello di una discussione pacata, civile e tecnica su un argomento giuridico-costituzionale”.