Ilaria Salis, l’ira dell’Ungheria: “Il Parlamento Ue legittima il terrorismo di estrema sinistra”
Una selva di bordate come non se ne vedevano da tempo. E’ quella partita da Budapest alla volta dell’Unione europea dopo che la Commissione Juri ha votato contro la proposta di revocare l’immunità parlamentare a Ilaria Salis, eurodeputata di Avs che l’Ungheria vuole processare con l’accusa di aver picchiato due neonazisti durante una manifestazione nella capitale magiara. “È incomprensibile e scandaloso che l’Eurocamera legittimi il terrorismo di estrema sinistra – ha scritto su X il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs -. Salis e i suoi si sono recati in Ungheria con l’obiettivo premeditato di picchiare a caso la gente per strada, per convinzione politica. Non è una questione politica, ma di terrorismo”. “I compagni di Bruxelles stanno facendo di tutto per farla sfuggire alle sue responsabilità. Difendendo la sua immunità, non solo giustificano un criminale, ma danno rifugio a un terrorista. Non dimenticheremo e non ci arrenderemo. E’ una criminale pericolosa, merita di stare in galera“.
Il primo ad attaccare l’Ue nell’immediatezza della decisione era stato Balazs Orban, direttore politico dell’ufficio del premier Viktor Orban, legando la critica alla decisione di Donald Trump di dichiarare “terrorista” il movimento Antifa. “Antifa non è un movimento politico, ma un’organizzazione violenta. L’obiettivo dell’Ungheria è chiaro: pace e sicurezza per i nostri cittadini. I gruppi Antifa rappresentano l’opposto: in tutta l’Europa e negli Stati Uniti abbiamo visto l’attivismo trasformarsi in violenza di strada, intimidazioni e caos. Ecco perché abbiamo deciso, seguendo l’esempio degli Stati Uniti, di designare Antifa come organizzazione terroristica in Ungheria”, ha scritto Orban su X. “Ilaria Salis e i suoi collaboratori sono arrivati a Budapest nel 2023 in nome di questo movimento, non per discutere, ma per colpire – ha proseguito – : aggredendo passanti innocenti, alcuni dei quali sono rimasti quasi senza vita. Le autorità l’hanno arrestata e incriminata, ma lei ha trovato rifugio dietro un mandato di Bruxelles”.
La Commissione ha respinto anche le richieste di revoca dell’immunità dell’eurodeputato popolare ungherese e leader dell’opposizione anti-Orbán, Péter Magyar. Le tre richieste a suo carico, tutte respinte, riguardavano casi differenti: da un presunto furto di telefono in una discoteca a due cause per diffamazione intentate dall’ex parlamentare György Simonka e dal movimento di estrema destra Nostra Patria. “Vergogna e disonore – ha attaccato il premier -. Non è mai successo niente di simile dal cambio di regime del 1989. Oggi a Bruxelles è diventato chiaro che il leader dell’opposizione è l’uomo di Bruxelles. E vuole essere il loro governatore qui in patria. È adatto solo a questo. Ma non lo permetteremo! Non ci sarà mai un posto del genere”.
Il partito emergente di centrodestra, Tisza, guidato da Magyar, si è affermato come principale sfidante del partito populista Fidesz di Orbán e al momento guida i sondaggi in Ungheria in vista del voto previsto per aprile.