Politica

Pontida, Salvini chiude il raduno della Lega: “Mai i nostri figli a combattere in Ucraina”. E rilancia: “Sicuro che banche daranno contributo per i più deboli”

Durante la manifestazione la dedica a Charlie Kirk, l’attivista Maga ucciso negli Usa. Zaia: “Vannacci? Può essere un valore se fa il leghista. In Veneto nostro candidato richiesta legittima”

Dal pratone di Pontida torna il raduno della Lega. Tra bandiere con Alberto da Giussano e striscioni de “Il mondo al contrario” di Roberto Vannacci, il Carroccio si riunisce nelle valli bergamasche con un mix tra passato e presente. Quest’anno con una dedica anche a Charlie Kirk, l’attivista Maga ucciso negli Usa. Le vecchie insegne della Padania resistono, come reliquie, mentre tutt’intorno spuntano bandiere: tante nazionali ma anche internazionali. Come quella del Brasile, con un cartello “Free Bolsonaro” alzato da una ragazza che giura che l’ex presidente brasiliano non è un golpista ma “una vittima di un processo mediatico”. E spunta anche una bandiera israeliana. A Pontida arrivano i big del partito: dai governatori Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga, ai capigruppo parlamentari Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, fino ai quattro vicesegretari (Alberto Stefani, Roberto Vannacci, Silvia Sardone e Claudio Durigon). Tra gli ospiti stranieri il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella. A chiudere, come tradizione, l’intervento del leader e vicepremier Matteo Salvini.

Salvini: “Non manderemo i nostri figli a combattere in Ucraina” – Il segretario del Carroccio apre il suo intervento finale con un video ricordo di Kirk, poi invita gli amministratori leghisti a depositare una mozione in tutti i comuni “che ricordi che l’Italia è contro la guerra e noi non manderemo i nostri figli e i nostri nipoti a combattere in Ucraina. Non siamo in guerra con nessuno”. Sul fronte Gaza, Salvini dice di auspicare “due popoli e due Stati” ma, sottolinea, “non sarà possibile finché ci saranno i tagliagole islamici di Hamas a tenere in ostaggio i bambini palestinesi e israeliani”. Nel suo discorso cita Silvio Berlusconi, Roberto Maroni e Umberto Bossi (al qualche manda un abbraccio). Poi parla di giustizia: “Ogni sede della Lega si trasformerà in un comitato per il sì al referendum” per la separazione delle carriere, assicura. Spazio anche al progetto più caro al leader della Lega; “Noi il Ponte lo realizzeremo facendo lavorare imprese di tutta Italia, giovani e architetti di tutta Italia”, ha incalzato. Rilancia anche l’argomento extraprofitti, che divide i partiti del governo Meloni: “Le grandi banche, invece che guadagnare 46 miliardi per distribuirsi i dividendi, ne guadagneranno 42 o 43 e non credo che qualcuno nei palazzi della finanza avrà difficoltà a fare la spesa. Chi può deve dare una mano, ad esempio aiutando il ministro per un piano casa per permettere ai nostri figli e nipoti di comprare una casa e questa è una delle nostre priorità”, ha affermato. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto – è estendere la flat tax a tutti i lavoratori e cancellare 170 milioni di cartelle esattoriali dell’Agenzia dell’Entrate”. Infine lancia l’appuntamento al 14 febbraio 2026 per “la più grande manifestazione in difesa dei valori, dei diritti dei confini, della liberta e dei valori della civiltà occidentale“.

Gli interventi dal palco – Prima di lui sul palco si alternano i bid del partito. Luca Zaia parlando con i giornalisti affronta il tema Vannacci, il generale oggi vicesegretario della Lega: “Può essere un valore se fa il leghista“. È poi è il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a sottolineare che “ci vuole rispetto per la gerarchia” nel nostro movimento “altrimenti finiremo come tutti gli altri”. Il governatore veneto dal palco di Pontida affronta anche l’argomento regionali: nel Veneto “abbiamo fatto grandi cose, siamo stati sempre sugli scudi, non ultima la grande partita delle Olimpiadi. Se la Lega chiede che il candidato presidente del Veneto sia ancora un leghista, non è lesa maestà per la maggioranza ma è una richiesta legittima per dare continuità alla nostra amministrazione”, ha detto. In Veneto “il nostro candidato è Alberto Stefani, poi capiremo cosa deciderà il tavolo. Se il candidato sarà della Lega sarà Stefani, se non sarà della Lega sarà un problema“, ha ribadito Zaia. Il presidente della Friuli-Venezia Giulia torna sul tema autonomia: “Dobbiamo dimostrare cosa vuol dire democrazia e libertà. Sulla parte amministrativa, libertà vuol dire autonomia: se non c’è autonomia non c’è libertà. È facile parlare di libertà nella pubblica amministrazione, ma quando si governa essere biecamente centralisti”, afferma Massimiliano Fedriga, intervenendo dal palco del raduno. “La Lombardia è la locomotiva d’Italia”, sottolinea dal palco il governatore Attilio Fontana aggiungendo che per continuare ad esserlo “servono autonomia e libertà dal centralismo burocratico romano“. Dal palco, Vannacci alza i toni: “Noi rinnoviamo il giuramento di Berchet, grande poeta nazionale dicendo che lo straniero non è quello per cui vorrebbero farci spendere 800 miliardi in armi. Lo straniero ci ha già invaso, è quello dei porti aperti e che purtroppo molto frequentemente stupra, ruba e rapina e che vuole imporre la sua cultura alla nostra millenaria”. “Non ci rassegniamo alla società meticcia – ha aggiunto – che vorrebbe qualcuno e all’islamizzazione delle nostre città. Eccola la generazione di Pontida, la generazione dei padroni a casa nostra”:

Il pre-Pontida – Sabato, nel pre-Pontida, i bersagli dei giovani del partito sono l’Islam e i migranti irregolari. Nel nome di Charlie Kirk, stampato su magliette e ricordato a voce e con un minuto di silenzio. Il Celebrato come eroe della giornata e pronti a diventarne “gli eredi”. A tracciare la rotta è stato il generale Vannacci che si prende un po’ la scena sul palco della festa allestita in un tendone. A lui vanno le ovazioni dei militanti più giovani. Specie quando sembra lanciare un manifesto: “Non dobbiamo solo parlare di Charlie Kirk, dobbiamo esserne gli eredi nei palazzetti dello sport, nelle scuole, nelle strade e nelle piazze”, scandisce.

Salvini e Vannacci – In serata arriva a sorpresa Matteo Salvini, costretto a cancellare tutti gli impegni di giornata per delle coliche renali. “Ma poi non ce l’ho fatta a stare a casa. Mi avevano detto di riposare oggi, ma il mio riposo siete voi”, dice tra gli applausi e visibilmente provato. A quella festa che “presidia” dal 1992 e, accompagnato dalla compagna Francesca Verdini, si concede pure alla solita orda di selfie e strette di mano. Prima di salire sul palco si confronta al volo con Vannacci: i due parlottano un po’ a favore delle telecamere. Salvini parla poco, e poco di politica nazionale se non quell’accenno alle prossime Regionali e in particolare alla sfida nel Veneto. Quindi citando chi ha parlato prima di lui sul palco, “un ragazzo di 32 anni, Alberto Stefani”, assicura: “Non imponiamo niente a nessuno, ma spero che l’anno prossimo venga con la maglietta di San Marco a salutare il popolo di Pontida”. Vannacci, invece, sorvola su elezioni e candidature e dedica gran parte dell’intervento alla violenza e all’odio. Inevitabile quindi tornare a Kirk e alle critiche e strumentalizzazioni della sinistra. E dopo aver fatto nomi e cognomi come il professore Piergiorgio Odifreddi e Roberto Saviano, si smarca dalle accuse di vittimismo rivolte dalle opposizioni alla destra: “Il vittimismo non fa parte della destra, è Saviano che gira con la scorta non il sottoscritto – sottolinea – Quindi sono loro le vittime, oggi se non sei una vittima non sei nessuno”.