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Fine vita, la Sardegna è la seconda Regione ad approvare la legge che garantisce tempi certi. Cosa prevede il testo

Il testo della maggioranza è passato con 32 voti favorevoli, 19 contrari e un’astensione, dopo un dibattito che tra ieri e questa mattina ha fatto emergere le divisioni tra gli schieramenti e anche, in qualche caso, all’interno degli stessi
Fine vita, la Sardegna è la seconda Regione ad approvare la legge che garantisce tempi certi. Cosa prevede il testo
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La Sardegna è la seconda Regione in Italia, dopo la Toscana, ad avere una legge sul fine vita. Il Consiglio regionale ha votato il testo della maggioranza di campo largo, scritto sulla base di quello proposto dall’associazione Luca Coscioni e presentato in tutta Italia, con 32 voti favorevoli, 19 contrari e un’astensione, dopo un dibattito che tra ieri e questa mattina ha fatto emergere le divisioni tra gli schieramenti e anche, in qualche caso, all’interno degli stessi. La norma punta ad applicare procedure sui tempi per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito per effetto della sentenza della Consulta del 2019. Lo scorso maggio il governo aveva deciso di impugnare la legge della Toscana e in giugno il consiglio regionale dell’Abruzzo aveva bocciato il progetto di legge. Come avvenuto anche in Veneto, dove lo stesso governatore Luca Zaia si era esposto per l’approvazione, e come in Lombardia dove anche il presidente Attilio Fontana chiedeva una legge.

La legge approvata garantisce l’assistenza sanitaria gratuita a chi, affetto da patologia irreversibile e dipendente da trattamenti vitali, sceglie autonomamente e consapevolmente di accedere al suicidio medicalmente assistito, ma le condizioni dovranno essere verificate da una commissione multidisciplinare e dal comitato etico territorialmente competente. Nei due schieramenti anche voci contrarie alle rispettive linee di partito: in maggioranza ha votato contro Lorenzo Cozzolino (nel gruppo Orizzonte Comune ma eletto con il Psi), mentre si è astenuto il vice presidente del Consiglio regionale Giuseppe Frau (Uniti con Todde). Nel centrodestra è stato l’azzurro Gianni Chessa a votare “convintamente” a favore.

È una legge di civiltà e responsabilità istituzionale, che mette al centro la libertà e la dignità della persona, sostenuta e accompagnata senza imposizioni, nel rispetto della sua volontà. Con questo voto, ribadiamo che la politica deve affrontare anche i temi più delicati con coraggio e senza ideologie, assumendosi la responsabilità di garantire diritti e di non lasciare nessuno solo di fronte al dolore e alla sofferenza”, ha commentato a caldo la presidente della sesta commissione Sanità del Consiglio, Carla Fundoni (Pd), tra le promotrici insieme al capogruppo del suo partito, Roberto Deriu. Ora, sottolinea Deriu, “abbiamo una regola chiara per una situazione estrema: questo è il dovere del legislatore in conformità alla Costituzione, ma dietro questa realtà giuridica c’è la realtà umana di chi soffre allo stremo delle forze ed è incatenato alle macchine o totalmente alla mercé di farmaci che allungano una vita che non si può più chiamare tale”.

Sensibilità differenti e la presa di distanza da un metodo che porta l’Assemblea sarda a legiferare su un tema di competenza nazionale, sono stati, invece, gli argomenti dell’opposizione. “Una legge manifesto del campo largo nella speranza di blandire una fetta dell’elettorato – evidenzia il capogruppo Fdi, Paolo Truzzu -. Una legge inutile, che esula dalle competenze del Consiglio regionale e pertanto rischia di essere cassata dalla Corte costituzionale. Una legge applicabile a pochissimi casi e che finirà per creare solo illusioni per i cittadini”. Contrario anche il gruppo dei Riformatori sardi: “Abbiamo una sensibilità diversa – spiega il capogruppo Umberto Ticca -, crediamo che su un tema così importante sarebbe stato necessario aspettare l’intervento del legislatore nazionale, per una legge unitaria in tutto il territorio, e non provare a dare risposte locali che dureranno poco. Abbiamo apprezzato comunque un dibattito portato avanti con grande serietà“.

“Siamo grati alle consigliere e consiglieri della Regione Sardegna per avere approvato la nostra legge Liberi Subito, che definisce tempi e procedure per l’aiuto medico alla morte volontaria. La Sardegna è così la seconda Regione, dopo la Toscana, a dotarsi di questa legge di civiltà, volta a impedire il ripetersi di casi di persone che hanno dovuto attendere una risposta per mesi, o addirittura per anni, in una condizione di sofferenza insopportabile e irreversibile”, hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente Segretaria nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

“Le regole approvate in Sardegna consentono la piena attuazione della sentenza della Corte costituzionale ‘Cappato-Antoniani’, che ha legalizzato in Italia il cosiddetto ‘aiuto al suicidio’ a determinate condizioni. Il nostro obiettivo è ora quello dell’approvazione della legge ‘Liberi Subito’ in tutte le Regioni italiane, dove il ‘suicidio assistito’ è comunque già legale (in forza delle sentenze della Consulta), ma senza che ci siano garanzie su tempi e sulle procedure per le persone malate e i medici. Continueremo anche a aiutare le persone a fare luce sui diritti alla fine della vita attraverso il nostro ‘Numero Bianco’ 06 9931 3409, attraverso il quale diamo informazioni anche sul testamento biologico e sulle cure palliative. Proprio sul potenziamento delle cure palliative, sul quale siamo da sempre impegnati, siamo pronti ad allearci anche con chi si è battuto contro la nostra legge, perché il diritto all’autodeterminazione non è in alcun modo in contrasto col diritto alle cure”.

L’associazione Coscioni ricorda qual è la situazione, delle altre Regioni: Raccolta firme in corso in Trentino-Alto Adige, firme depositate in attesa di convalida in Umbria, iter in corso di definizione in Lazio, Campania, Sicilia, Liguria, Puglia e Molise. Rinvio in commissione in Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Abruzzo, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Alto Adige e Valle d’Aosta. Proposte similari in Marche e Calabria. Da depositare nuovamente in Basilicata.

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