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Prato, svolta nell’inchiesta sul ricatto al consigliere Fdi Tommaso Cocci: indagati per revenge porn un collega di partito e un ex Fi

La Procura ha disposto perquisizioni e sequestri a carico di Claudio Belgiorno, ex consigliere comunale (già indagato per i rimborsi dei consigli fantasma) e di Andrea Poggianti, vicepresidente del consiglio comunale di Empoli
Prato, svolta nell’inchiesta sul ricatto al consigliere Fdi Tommaso Cocci: indagati per revenge porn un collega di partito e un ex Fi
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La Procura di Prato, guidata da Luca Tescaroli, ha disposto perquisizioni e sequestri a carico di Claudio Belgiorno, ex consigliere comunale di FdI a Prato già indagato per i rimborsi dei consigli fantasma, e di Andrea Poggianti, vicepresidente del consiglio comunale di Empoli. Sono accusati in concorso continuato di diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite e diffamazione ai danni dell’avvocato Cocci.

Lo scoop del Fatto del 30 agosto sulle lettere anonime a luci rosse contro il consigliere comunale Tommaso Cocci trova conferma nelle carte della magistratura: non erano “attacchi esterni”, come giuravano i vertici di Fratelli d’Italia, ma il prodotto di uno scontro interno che ora travolge due nomi di peso del centrodestra toscano.

Secondo il comunicato ufficiale della Procura, “avendo ricevuto o comunque acquisito immagini a contenuto sessualmente esplicito, ritraenti il citato avvocato Cocci – con la zona pubica denudata, destinate a rimanere private – le diffondevano senza il consenso (…) mediante l’invio di plurime delazioni anonime, almeno dal mese di ottobre 2024 (…) sino a settembre 2025, destinate a esponenti politici della provincia di Prato e di Firenze del medesimo schieramento (…) a sostenitori dello stesso Cocci e a organi d’informazione”. Lettere che contenevano anche accuse di rapporti sessuali con ragazzi, “anche minori”, e di uso di droga durante orge gay.

Una campagna di fango in piena corsa verso le regionali, mentre FdI – chiamato a chiudere le liste entro il 13 settembre – continuava a parlare di “attacchi dall’esterno” e di “liste pulite”. Oggi quell’argine salta: due esponenti di primo piano del partito finiscono indagati, proprio mentre il candidato governatore Alessandro Tomasi auspicava di cambiare lo statuto per sbarrare la porta ai massoni. E i referenti del partito si sgolavano per negare che si trattasse di uno “scontro interno a Fdi”, come scritto dal Fatto. La resa dei conti interna è ormai scritta nero su bianco nelle carte giudiziarie.

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