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Un ‘delirio’ criticare una riforma? Mario Sechi deve essere stanco

Un ‘delirio’ criticare una riforma? Mario Sechi deve essere stanco
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Il direttore di Libero Mario Sechi spara un titolo “a nove colonne” per bacchettare il sindacato: “Penultimo delirio della CGIL. La maturità è fascista” (6-9-25). Un’esagerazione. Con tutto quello che succede nel mondo, tutto questo spazio, in apertura, a una critica del sindacato alla riforma dell’esame di Stato è davvero troppo. Ma c’è di più, ed è quello che mi interessa osservare.

Prima i fatti.

Gianna Fracassi, segretaria della Federazione Lavoratori della Conoscenza della CGIL, ha legittimamente criticato la riforma del ministro Giuseppe Valditara approvata con decreto-legge il 4 settembre dal Consiglio dei ministri. Cosa dice di così “irritante” la CGIL scuola? Riassumo.

1) Dice che la riforma dell’esame di Stato ci riporta indietro di decenni. La denominazione di esame di maturità è la stessa che ha avuto dal 1923 “e non richiama l’acquisizione di un titolo, ma il passaggio da un’età adolescenziale a una più matura, con uno sguardo paternalistico agli studenti” (intendiamoci: si può non essere d’accordo, ma è un fatto che la denominazione ci riporti al 1923. È un caso?).

2) Afferma che (sulla validità dell’esame orale) il ministro ha inteso dare una risposta autoritaria alle proteste di alcuni studenti, ignorando che ogni protesta è una forma di partecipazione attiva e sociale.

3) Denuncia “un’impostazione duale e selettiva della scuola”, che indirizza chi studia (o possiede le risorse per farlo) verso una scuola “meritocratica”, e gli altri verso il mondo del lavoro.

Lo ripeto: si può non condividere, ma perché definire queste critiche “delirio”? La verità è che Libero si muove dentro argomentazioni che riproducono sempre lo stesso schema illogico: “Nessuno vieta ai progressisti di avere le proprie idee – scrive – ma non possono pretendere di giudicare le altre come autoritarie.” Proprio così. “Non possono pretendere”. Come dire: puoi avere le tue opinioni ma solo se coincidono con le mie, se mi giudichi autoritario non va bene.

È lo schema che Libero e i giornali di destra usano dopo ogni obiezione (sulla scuola, la guerra, l’immigrazione, su tutto): sono liberali e accettano che uno abbia delle idee, ma solo se coincidono con le loro.

Il punto è che non s’accorgono della contraddizione (o fanno finta di non vederla); sorvolano sul fatto che democrazia è libertà di poter dire a un ministro che la sua riforma è autoritaria (se si ritiene tale). Semplice. Ma Sechi titola sul “Penultimo delirio della Cgil”. È esagerato e contraddittorio l’attacco alla libertà di critica del sindacato.

Non si comprende che i docenti attendono il passaggio dagli interventi “a caso”, a una meditata, organica e condivisa Riforma. Il nodo della scuola è insieme a pochi altri tra i più delicati, paghiamo gli effetti d’interventi frettolosi da quando si pensa alla “scuola-azienda”, e non all’educazione. Dalla Moratti alla Gelmini a oggi, molti ministri hanno solo acuito una situazione non semplice. Come immagino la scuola? “Dovrebbe essere un luogo bellissimo – disse Wilde – così bello che, i bambini disobbedienti, per punizione il giorno dopo dovrebbero essere chiusi fuori dalla scuola”. È un’utopia. Ma per avvicinarsi a essa bisogna guardare lontano e lavorare a obiettivi comuni. Ma Sechi spara contro ogni obiezione. E strumentalizza.

È stanco? Comprendiamo. “Niente è più brutto della ragione, quando non è dalla nostra parte”.

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