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Il biologo Ferrari: “Imitare la mente animale per superare ansia e impotenza”

Autore del libro "Meditare con gli animali. 8 esercizi di mindfulness nella natura", ha svolto per trent’anni attività di ricerca nel campo degli insetti sociali e dell’etologia cognitiva
Il biologo Ferrari: “Imitare la mente animale per superare ansia e impotenza”
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Li spieghiamo ogni giorno attraverso una visione evolutiva riduttiva, che guarda solo alla loro meccanica economica, “fatta di adattamenti, sopravvivenza e riproduzione”. Oppure, nel migliore dei casi, riduciamo gli animali a simboli dell’inconscio e a metafora della condizione umana. Ma la verità, scrive Roberto Ferrari – biologo, che ha svolto per trent’anni attività di ricerca nel campo degli insetti sociali e dell’etologia cognitiva presso l’Università di Bologna ed oggi è docente di Mindfulness al Master presso l’Università La Sapienza di Roma – in un libro suggestivo, Meditare con gli animali. 8 esercizi di mindfulness nella natura (Laterza, 2025) è che “quelle esistenze – pelose, squamate, pennute – nessuna teoria può spiegarle. L’animale è anima, sempre all’altezza, sempre adeguata, capace di flettersi ed espandersi al mutare del mondo”.

Lei critica le visioni solamente scientiste degli animali.

In queste visioni riduzioniste l’animale viene descritto come un meccanismo funzionale alla sopravvivenza. Non è così. L’animale ha quella forma e stile di vita per manifestare – senza intenzione né ego – l’esperienza vissuta di tutte le sue connessioni interne ed esterne, tutta la sua storia, evoluzione e bellezza. A me quello che interessa è proprio quale esperienza fa l’animale, non solo come funziona. L’animale ci suggerisce una fenomenologia che è straordinariamente simile alla nostra e straordinariamente differente, per altri versi.

È possibile davvero capirla?

È chiaro che nessuno può immaginare la fenomenologia di qualcun altro, come spiega il famoso articolo di Thomas Nagel, “Cosa si prova ad essere un pipistrello”. Possiamo tuttavia usare degli strumenti che abbiamo a disposizione: studiare i loro super-sensi, comparare i sistemi nervosi, aprirci all’empatia, alla osservazione della nostra mente e alle risonanze del nostro cuore, come si fa nella meditazione. Noi possiamo sentire l’animale, oltre che studiarlo come un “oggetto”. Penso che lo facciamo in molti, senza portarlo ad argomento: spesso noi “diventiamo” il nostro cane, il nostro gatto, o il volo di un falco.

Nel libro racconta la vita di un tipo di ameba che si dissolve in continuazione in migliaia di cellule. Cosa ci insegna questo?

L’animale, per natura, non è un soggetto separato, l’animale è sempre tutto il suo proprio mondo, senza confini; non è dentro o fuori un mondo oggettivo, né lo combatte. Il suo vivere è una continua costruzione e dissolvimento di identità e di mondo, e per questo lo studio di questa ameba sociale è così interessante: secondo necessità si unisce in comunità che sono un organismo interamente nuovo; e secondo necessità torna a dissolversi in singole cellule perfettamente autonome. Ogni animale è – non ha – tutte le sue relazioni interne e con l’ambiente, e con noi, senza nessun centro o confine fisso. Questo è il contrario dell’antropocentrismo.

Lei è docente di Mindfulness: in che senso può aiutare anche noi uomini a metterci in questo atteggiamento?

Per me è affascinante affiancare l’esperienza della meditazione al tema della coscienza animale. La Mindfulness è la versione della meditazione validata nei suoi effetti da migliaia di ricerche scientifiche, anche se non è priva di degenerazioni ben conosciute – penso alla spiritualità capitalistica che usa la meditazione per aumentare la performance, le app di meditazione commerciali per liberarsi delle app, e simili paradossi. No, la mindfulness è l’addestramento a calarsi in modo calmo e lucido nella nostra mente cosciente, vissuta, incarnata, e da qui esplorare com’è veramente la nostra percezione immediata, la nostra presenza indivisa: cosa sono, dov’è la mente, cosa è reale, cos’è il mondo? Ecco, ho sentito che l’animale vive naturalmente quella presenza non duale, non divisa tra oggetto e soggetto, e vive lo stupore e lo smarrimento di essere un tutto vivo. Non ha linguaggio e consapevolezza per portarlo a discussione, ma non bisogna avere paura di immaginare, di fidarsi del proprio sentire: possiamo calarci nelle menti senza linguaggio degli animali, espanderci all’infinito e relativizzare il nostro punto di vista. Rispetto ai temi dell’identità, la conoscenza, lo spazio, il tempo, la vita e la morte, la coscienza andare a guardare l’animale è molto utile, proprio come sedersi per meditare.

Secondo lei l’animale è corpo e spazio insieme. E che non vive il tempo degli orologi.

Questa è una cosa che in meditazione si capisce benissimo. Siamo abituati a pensarci come “io dentro uno spazio”, e nella nostra visione binaria e separata ci consideriamo il pallino di GoogleMap che si muove sul telefono, oppure ci sentiamo il centro, l’asse del mondo. Ma lo spazio non è quello, lo spazio che viviamo in contemplazione o passeggiando in un bosco è un mondo aperto, è un infinito qui. Non c’è qua là su giù, la mente è dappertutto, l’animale vive con la mente dappertutto. La stessa cosa accade col tempo: noi immaginiamo il tempo come una cosa che fluisce e ci porta via, oppure un io immerso in un tempo eterno, ma il tempo in meditazione si rivela come un prodotto della mente. Possiamo rivivere quel momento che si viveva da bambini, una sorta di incantamento, quando si resta catturati da una foglia, una formica, un panorama; l’adesso è questo quasi niente di presenza che però è quasi tutto, è tutto. Gli animali ci fanno entrare in una vasta connessione, in cui non siamo un punto di vista ma un punto di vita, una presenza che vibra del mistero di esistere.

Ma è è possibile a partire da questo stato mentale per combattere le ingiustizie, il male, la distruzione della natura?

Sono un ambientalista della prima ora, all’università facevo le proteste contro i corsi in cui era obbligatoria la vivisezione. Sicuramente, guardando tutto quello che succede, le informazioni che abbiamo, c’è il rischio di una depressione, che poi diventa cinismo e distrazione per non sentire il disastro. Io prendo ispirazione dagli animali, che sono sempre attenti e sentono tutto. E penso che la cosa più difficile sia accogliere in noi tutta questa sofferenza, ansia, preoccupazione, piuttosto che mettersi solo in azione, che è un po’ il solito schema di fare, fare, fare, andando a sostenere così una identità arrabbiata e spaventata, separata dal mondo. Quindi credo che, prima di tutto, senza cadere nel fatalismo e nella passività, occorre concedersi di sentire questo sgomento che comunque c’è, non distrarsi dalla sofferenza. Poi però ci vuole un po’ di fiducia in una relazione con la vita intuitiva, libera da opinioni, sempre adeguata, che hanno anche gli animali. Per questo lavoro da molti anni con i pazienti oncologici. La meditazione è un impegno quotidiano a prendersi cura della propria mente e trasformarla, liberare le energie imprigionate nei nostri schemi automatici e scoprire nuove priorità e valori. L’animale ce lo insegna: non ha una mente piena di informazioni, di pensieri, ha la mente connessa con la vita; non sta lì a resistere, fa quello che deve fare momento per momento, ma senza tutte le nostre tensioni, ideologie e pregiudizi.

Invece noi siamo carichi di informazioni tragiche su fatti che spesso avvengono, come la crisi climatica e le guerre, lontano da noi.

In un certo senso è ancora peggio, la lontananza ci dà un senso di impotenza che non ci permette neppure di agire. Forse dobbiamo cogliere l’occasione: bene, non posso agire, ma allora guardiamo cosa fa la mia mente, vediamo quali angosce sta producendo. Poi l’azione sboccia, ci prendiamo cura di ogni albero e salmone d’allevamento, uno per uno. E, a un altro livello, credo sia vero quando si dice che i grandi saggi mantengono il pianeta in orbita solo con la loro presenza. Mentre milioni di post non fanno nulla, perchè… più resistiamo a qualcosa, più la cosa persiste. Per questo occorrono davvero nuove strategie per sopravvivere su questo pianeta.

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