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Ringrazio i portuali di Genova per il lavoro sulla Global Sumud Flotilla: servono slanci concreti

"Grazie compagni portuali anche per essere stati gli unici ad avere fatto un gesto concreto: bloccare i carichi di armi verso Israele"
Ringrazio i portuali di Genova per il lavoro sulla Global Sumud Flotilla: servono slanci concreti
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Non sono genovese, ma per 25 anni ho insegnato a Genova e proprio in questi giorni voglio ringraziare i lavoratori del porto e tutti i volontari, per lo splendido lavoro di raccolta e di spedizione di cibo con la Global Sumud Flotilla diretta a Gaza.

Grazie compagni portuali anche per essere stati gli unici ad avere fatto un gesto concreto: bloccare i carichi di armi verso Israele. In un mondo in cui tutti, soprattutto quelli che avrebbero il potere di cambiare qualcosa, si riducono a pronunciare banali frasi di circostanza, vuote, solo per comparire davanti a una telecamera, con espressione contrita. “Siamo vicini alla popolazione, non è possibile andare avanti, occorre fermare le armi…”. Il nulla più assoluto. Il tutto parlando in modo vago e impersonale delle vittime, ma prendendosi ben guardia dal citare gli assassini.

Non una sola iniziativa concreta, non una condanna. Una complicità mascherata e ipocrita, senza neppure avere il coraggio di dire che in fondo si sta dalla parte di Netanyahu.

Per questo il grazie a voi lavoratori di Genova e a tutti quelli che hanno contribuito e contribuiscono con coraggio a fare rispettare, peraltro, una legge, la 185/90, che vieta l’esportazione di armi e il loro transito verso Paesi in stato di conflitto armato per cui si sia dichiarato l’embargo o i cui governi siano responsabili di violazioni dei diritti umani.

Che da una città, Medaglia d’oro per la Resistenza, venga un nuovo slancio di civiltà, che le scelte coraggiose di queste donne e questi uomini vadano al di là del loro semplice valore e diventino uno stimolo per noi tutti. Basta indignarsi, occorre nel nostro piccolo fare qualcosa. Abbiamo strumenti civili per boicottare, almeno in parte, le azioni di violenza: non acquistare più prodotti dai Paesi oppressori, appoggiare le associazioni di aiuti umanitari, fare pressioni sui politici locali…

È poco? Forse, ma vale sempre ricordare la storiella del colibrì, che tenta di spegnere l’incendio della foresta, portando acqua nel suo piccolo becco. E quando l’elefante gli dice: “Come puoi pensare di farcela?”, lui risponde: “Faccio la mia parte”. Grazie Genova!

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