“Meloni, dove sei?”. Maria Epifania è una delle operaie delle carrozzerie di Mirafiori. Ha appena firmato insieme alle organizzazioni sindacali l’ennesimo periodo di ammortizzatori sociali per 2.300 lavoratrici e lavoratori di diversi reparti. La carrozzeria linea 500 Bev, la Carrozzeria linea Maserati, Stellantis Europe di San Benigno, Presse, Costruzione Stampi e Mould Shop (ex TEA). “Ormai da 18 anni si lavora così a Mirafiori, con periodi di cassa alternati a periodi di lavoro” racconta Maria a ilFattoQuotidiano.it. Ma cosa vuol dire essere in cassa integrazione? “Vuol dire prendere quasi 500 euro in meno al mese – racconta un altro operaio, Giuseppe, che dal 1989 lavora in quella che fu la Fiat – ma non sai mai se quel mese avrai lo stipendio intero o no”. E per chi come Maria ha una famiglia vuol dire vivere nell’incertezza: “Tra carovita e mutui da pagare. Noi più volte abbiamo chiesto un sostegno al reddito, l’azienda accoglie la domanda ma poi di sostegno al reddito non abbiamo visto nulla – osserva Maria – se penso a tutti i soldi persi in questi 18 anni la cifra è altissima. Si fa fatica ad arrivare a fine mese. E i prossimi mesi continueremo con questa fatica”. “Abbiamo bisogno di un piano speciale per il rilancio del settore automotive e dell’industria manifatturiera del nostro territorio che potrà essere messo in atto solo con un’unità di intenti dell’intera classe dirigente di Torino e Piemonte, a partire ovviamente, dal presidente Cirio e dal sindaco Lorusso” dice Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil di Torino. E fuori dai cancelli di Mirafiori, il responsabile Fiom Cgil Gianni Mannori sottolinea che “servono nuovi modelli. I modelli ci sono ma sono destinati altrove. Il presidente Elkann e l’ad Filosa hanno detto che Torino è centrale, ma per ora è centrale per la decrescita. Da capitale dell’auto si è trasformata nella capitale della cassa integrazione”.
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