Minneapolis, 23enne spara e fa strage di bambini in una scuola cattolica. L’arsenale, la pianificazione e l’ossessione per le sparatorie: chi era l’assassino
Una strage pensata e programmata per tempo, la piantina della chiesa dove avrebbe colpito, la volontà di fare più vittime possibili. Poi l’idea di uccidere bambini e pure Donald Trump. Robin Westman, il 23enne che ha aperto il fuoco nella scuola cattolica dell’Annunciazione, a Minneapolis, aveva già pensato a tutto, anche all’epilogo di quello che è solo l’ultimo massacro statunitense: il suicidio. E lo ha voluto far sapere a tutti pubblicando, prima di imbracciare pistole, fucili semiautomatici e numerosi caricatori, i video che sono diventati il suo testamento omicida.
Ha preso le armi e alle 8.30 locali è arrivato di fronte alla cappella dove insegnanti e alunni, bambini di età compresa tra i 6 e i 14 anni, stavano assistendo alla messa. Ha bloccato due porte d’uscita con delle assi trasformando l’edificio in una trappola, poi ha aperto il fuoco dalle finestre. Almeno due bambini di 8 e 10 anni sono morti, 14 i minori feriti ai quali si aggiungono anche tre insegnanti. Poi il 23enne ha acceso un fumogeno e si è tolto la vita sparandosi.
“Un crimine d’odio contro i cattolici”, lo ha definito il direttore dell’Fbi Kash Patel. Per la polizia, invece, è stato “un atto deliberato di violenza contro bambini innocenti”. Dai filmati circolati nelle ore successive all’ennesimo mass shooting americano si percepisce solo che quella del giovane era una mente disturbata: disposte in fila numerose armi e caricatori riempiti di scritte deliranti, piani per mettere in scena il proprio suicidio e un’ossessione per gli stragisti come Adam Lanza, l’assassino di Sandy Hook. Oltre a questo, una lettera di scuse alla famiglia. Di Westman, per adesso, si sa che era il figlio di un’impiegata della scuola che quando lo ha messo al mondo lo aveva chiamato Robert. Poi, a 17 anni, la scelta di cambiare nome in Robin come parte del suo processo di transizione.
Il massacro di Minneapolis ha preso di mira i bambini ed è anche per questo che è destinato a lasciare un’altra ferita dolorosa sulla pelle del popolo americano e a scatenare di nuovo polemiche sulla libera circolazione delle armi. Donald Trump, che i controlli li ha limitati, ha chiamato il governatore del Minnesota, Tim Walz, e ha annunciato che le bandiere della Casa Bianca rimarranno a mezz’asta. Una “tragica sparatoria, preghiamo per le persone coinvolte”, ha poi detto. Mentre il governatore ha aggiunto: “Prego per i nostri ragazzi e insegnanti, la cui prima settimana di scuola è stata rovinata da questo orribile atto di violenza”.
Seppur scioccante, quest’ultimo episodio non può essere considerato un caso isolato. Secondo i dati Education Week, dall’inizio dell’anno si contano già sette sparatorie in altrettante scuole che hanno causato feriti o morti, mentre per il Gun Violence Archive, i mass shooting sono già più di 190 dall’inizio dell’anno, poco meno di uno al giorno. Solo a Minneapolis, nelle 12 ore che hanno preceduto la strage commessa da Westman, se ne erano contati tre.