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I precari sul sostegno, titolati o no, resteranno al loro posto quest’anno: così si sdogana la ‘scuola supermercato’

In qualsiasi azienda il personale viene scelto attraverso un colloquio, un’analisi del cv, dell’esperienza maturata. A scuola no!
I precari sul sostegno, titolati o no, resteranno al loro posto quest’anno: così si sdogana la ‘scuola supermercato’
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La metà degli insegnanti di sostegno precari quest’anno tornerà in classe con lo stesso alunno, perché l’hanno voluto le famiglie dei disabili. Se non fossimo dotati di intelligenza, questa notizia data ieri al meeting di Comunione e Liberazione dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara potrebbe apparire una buona novità: per l’occupazione visto che tanti supplenti non staranno in ansia in attesa di un posto di lavoro; per i genitori che avranno la certezza di avere ancora lo stesso docente; per la scuola che non dovrà partire senza queste figure preziose. Evviva, allora!

Tuttavia, basta un briciolo di lungimiranza per comprendere la delicatezza e il rischio di questa operazione che sdogana la “scuola supermercato”.

Il Decreto, fortemente voluto dal ministro e sostenuto dalle associazioni delle famiglie dei disabili, prevede che i genitori possano richiedere al dirigente scolastico di mantenere il maestro o il professore dell’anno precedente “laddove – ha detto Valditara ieri – si fosse instaurato un buon rapporto educativo e umano”. Una regola che vale sia per i docenti in possesso del titolo di specializzazione sia per quelli che ne sono privi. E qui sta il guaio.

Personalmente poco mi interessa il problema sollevato da parte del sindacato sul mancato rispetto delle graduatorie, perché queste infinite liste non dovrebbero nemmeno esistere in un Paese civile. Al di là di questo aspetto, in uno Stato “normale” per i ragazzi con una disabilità dovrebbe essere logico avere dei docenti esperti, preparati, specializzati.

E’ banale ciò che sto per scrivere, ma così scontato che non dobbiamo dimenticare di ripetercelo: quando abbiamo una difficoltà respiratoria andiamo da uno pneumologo, non dal podologo. Così dovrebbe essere a scuola: accanto ad un ragazzo autistico o con la sindrome di Down, ci dev’essere una persona che ne sa, non un precario dai modi gentili e carini che piace tanto a mamma e papà.

La “mossa” astuta del governo di andare incontro alle famiglie sdogana un pericoloso lasciapassare sortendo l’effetto nell’opinione pubblica di aver così risolto il problema del precariato e della continuità didattica.

In qualsiasi azienda o società, il personale viene scelto con cura, attraverso un colloquio, un’analisi del curriculum, dell’esperienza maturata in quel settore. A scuola no! Ora, come al supermercato, si accontenta il “cliente”. Se vuole la Coca Cola, anche se fa male, anche se contiene caffeina e altro, la si mette in bella vista e si vende.

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