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Puglia, l’ultimatum di Decaro a Emiliano (e Schlein): “Non voglio essere ostaggio, piuttosto rimango a Bruxelles”

Nessuno dei due esponenti del Pd sembra disposto al compromesso: l'attuale governatore vuole entrare in Consiglio regionale, ma la sua presenza metterebbe il possibile successore in una condizione di debolezza
Puglia, l’ultimatum di Decaro a Emiliano (e Schlein): “Non voglio essere ostaggio, piuttosto rimango a Bruxelles”
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“Io voglio essere un presidente libero, capace di assumermi fino in fondo la responsabilità delle scelte. Non voglio essere ostaggio delle decisioni di chi mi ha preceduto”. Sembrava una partita facile, una di quelle battaglie che si vincono solo nel nome del buon governo, e invece si è trasformata in una guerra fratricida, o parricida, da cui difficilmente qualcuno uscirà perfettamente illeso. La Puglia per il Pd è come le sabbie mobili, tutte interne però. Dopo l’intervista rilasciata a Repubblica, questa mattina, dal governatore in scadenza, Michele Emiliano, ha preso nuovamente la parola Antonio Decaro, attuale europarlamentare dem e candidato in pectore a succedergli alla guida della Regione.

In un post su Facebook, l’ex sindaco di Bari scrive: “La Puglia non ha bisogno di un presidente a metà. Non è una questione personale. È una questione politica, nel segno del rinnovamento. Questo ho chiesto”. Per poi proseguire: “Non sono abituato a litigare, a protestare, a sgomitare per un posto al sole. Sono abituato a lavorare. Per questo fino a oggi ho scelto la strada del silenzio e del rispetto, nei confronti dei partiti, e dei pugliesi. Che oggi, però, meritano parole chiare”.

Decaro chiude con una sorta di ultimatum: “Il lavoro in Europa che sto facendo è importante, prestigioso e impegnativo. Se non ci saranno le condizioni per tornare in Puglia, continuerò a lavorare lì, per la mia terra, sostenendo lealmente il candidato progressista alla guida della Regione”. Un modo per dire a suocera (Emiliano) perché nuora (Schlein) intenda.

Il tutto ammantato, come del resto nel caso dell’intervista di cui sopra, da parole di stima e riconoscenza: “A Michele Emiliano e a Nichi Vendola mi legano stima e affetto sinceri, oltre che una storia comune di cui sono orgoglioso e che non rinnego”.

La situazione, per chi non avesse seguito la telenovela, è questa. Decaro lascerebbe Bruxelles per candidarsi alla presidenza della Regione. Emiliano, impossibilitato a espletare un terzo mandato, vorrebbe sedere in Consiglio regionale così come l’altro ex governatore, Nichi Vendola, quest’ultimo nelle liste di Avs. Quindi, se tutti fossero eletti (ed è molto probabile), in Aula si troverebbero di fronte un governatore e i suoi due padri politici, con vesti diverse ma pesi mediatici simili. Una sorta di matrioska, o peggio, di commissariamento spirituale.

Emiliano, dalle colonne di Repubblica, ha assicurato di non avere alcuna intenzione di “diventare ingombrante” per il figlioccio, che però sembra non fidarsi e a questo punto lancia il guanto di sfida.

Una matassa complicatissima rispetto alla quale adesso la leader del Pd, Elly Schlein, non può limitarsi a mandare a Bari il suo braccio destro, Igor Taruffi: l’incontro a tre di qualche giorno fa evidentemente non ha sortito risultati. Anzi.

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