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“Disturbo narcisistico e antisociale” ma Moussa Sangare era capace di intendere e volere quando uccise Sharon Verzeni

"Un soggetto alla ricerca di esperienze eccitanti e adrenaliniche, poco propenso a prendere in considerazione le conseguenza per sé e per gli altri e con difficoltà nell’adattarsi alle norme sociali"
“Disturbo narcisistico e antisociale” ma Moussa Sangare era capace di intendere e volere quando uccise Sharon Verzeni
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Colpì una ragazza che passeggiava guardando le stelle. Ma quando uccise Sharon Verzeni a coltellate a Terno d’Isola (Bergamo), Moussa Sangare – individuato e fermato dopo un mese di indagini – era capace di intendere e di volere. Aveva dichiarato di avere avuto un raptus, ma la perita incaricata dalla Corte d’Assise di Bergamo, di stabilire la sua capacità ha stabilito l’uomo ha un “disturbo misto di personalità di tipo narcisistico e antisociale e un disturbo da uso di cannabinoidi”, ma questi disturbi, secondo Giuseppina Paolillo, “non sono andati a influire sulla comprensione della realtà”. Nel contempo non sono stati ravvisati disturbi della percezione né sintomi di comportamenti deliranti. Pertanto nella relazione Sangare è descritto come “un soggetto alla ricerca di esperienze eccitanti e adrenaliniche, poco propenso a prendere in considerazione le conseguenza per sé e per gli altri e con difficoltà nell’adattarsi alle norme sociali”

La perita, direttrice dell’Unità operativa complessa ‘Residenze psichiatriche e psicopatologia forense’ dell’Ausl di Parma era stata incaricata il 18 marzo scorso dalla presidente della Corte d’Assise Patrizia Ingrascì. Già lo scorso luglio Sangare – nato 30 anni fa a Milano da genitori originari del Mali – era stato giudicato capace di intendere e di volere anche dalla psichiatra Valentina Stanga, nominata come perito dalla giudice per l’udienza preliminare durante un altro processo, quello celebrato in abbreviato per le accuse di maltrattamenti ai danni della sorella e della madre dello stesso imputato e terminato con una condanna in primo grado a tre anni e 8 mesi.

L’esperta ha quindi stabilito l’imputato come “anaffettivo”, anche nei confronti della madre e della sorella, e più concentrato sul desiderio di fare soldi, pur vivendo in realtà di lavoretti saltuari e poco redditizi e indulgendo spesso in “comportamenti parassitari”. Sangare non ha dunque mostrato sensi di colpa né rimorsi per aver ucciso Sharon in quanto non capace di riconoscere o di identificarsi con le necessità e i sentimenti altrui. Il suo atteggiamento, di fronte alle accuse, è descritto come “fatuo e superficiale”. La prossima udienza del processo è prevista per il 22 settembre. Dopo l’arresto per l’omicidio di Sharon, un anno fa, Sangare aveva ammesso le proprie responsabilità, salvo poi ritrattare alla prima udienza del processo per omicidio, spiazzando il suo stesso difensore, l’avvocato Giacomo Mai.

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