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I neuroni specchio ci hanno insegnato che guardando si impara

I neuroni specchio ci hanno insegnato che guardando si impara
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di Giorgio Boratto

I neuroni specchio, scoperti dal gruppo di ricerca di Giacomo Rizzolatti all’Università di Parma negli anni ’90, potrebbero essere definiti anche i neuroni della cultura. La loro funzione empatica ci aiuta a tramandare i canoni culturali. L’importanza dei neuroni specchio deriva dal fatto che essi spiegano scientificamente qualcosa che intuitivamente si è sempre saputo: che guardando si impara.

Non si scappa da questa tempesta neuronale che scaturisce nel nostro cervello. I neuroni specchio hanno importanti implicazioni per la comprensione di fenomeni come l‘empatia, l’apprendimento sociale, la teoria della mente e anche in certa misura all’identificazione e all’appartenenza di una comunità. Un ruolo che ha a che fare con l’empatia; si sa che questa scaturisce quando ci si riconosce in ambiti culturali simili. L’empatia è la base della vita sociale. E’ quella che consente di realizzare il rapporto con gli altri, tra due soggettività diverse ma equivalenti e può avvenire solo grazie ai neuroni specchio che si attivano se riconosco me stesso nell’altro.

A questo proposito Giacomo Rizzolatti porta ad esempio la scarsa empatia che aveva Adolf Eichmann, gerarca nazista, che dal punto di vista psicologico risultava una persona di indole buona e mite: un certo tipo di propaganda lo aveva convinto che esistevano uomini e sottouomini e che era suo dovere eliminare quest’ultimi. Adolf Eichmann non aveva nella sua mente nessuna traccia di empatia. Ecco cosa succede con la cancellazione dell’empatia tramite una cultura che indica un sottouomo, un nemico e un diverso.

Questo potrebbe spiegare, e lo fa molto bene Simon Baron Cohen nel suo libro La scienza del male: l’empatia e le origini della crudeltà (Raffaello Cortina editore, 2012), come mai l’efferatezza nazista fosse accettata, se non coadiuvata, da tante persone perbene, che ritenevano di avere un alto senso morale, madri affettuose, padri di famiglia rispettabili, cittadini esemplari e questo vale anche per le leggi razziali in Italia. Insomma la banalità del male coniata da Hannah Arendt.

Così oggi sappiamo, grazie alla scoperta dei neuroni specchio, che esiste una componente biologica situata nel nostro cervello che ci fa muovere nella società con passioni che determinano rabbia, odio, paura ed egoismo; tutte cose che caratterizzano la nostra condizione attuale. Ma questa parte imitativa dei neuroni specchio ci fa ritenere che questa fase può finire e iniziarne un’altra… con la creatività e la consapevolezza nuova. Basta cambiare la società e l’empatia può rinascere, alla faccia del fascismo imperante.

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