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La mossa senza precedenti di Trump: i gruppi che vendono chip alla Cina verseranno al governo il 15% dei ricavi

Il balzello è stato concordato in cambio delle licenze di esportazione verso il Paese asiatico. Due miliardi il gettito atteso
La mossa senza precedenti di Trump: i gruppi che vendono chip alla Cina verseranno al governo il 15% dei ricavi
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In una mossa senza precedenti, l’amministrazione statunitense ha imposto ai grandi produttori Usa di semiconduttori Nvidia e AMD l’obbligo di versare al governo federale il 15% dei ricavi derivanti dalla vendita in Cina di chip avanzati. È la condizione, scrive il Financial Times, per ottenere le licenze di esportazione verso il Paese asiatico. Secondo il New York Times, il gettito atteso è di almeno 2 miliardi di dollari. L’amministrazione Trump non ha ancora stabilito la destinazione dei fondi raccolti, alimentando dubbi sull’opportunità e trasparenza dell’operazione. L’intesa, secondo i media Usa, è stata siglata mercoledì scorso quando il numero uno di Nvidia, Jensen Huang, ha incontrato il presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca. Il gruppo, principale produttore mondiale di semiconduttori, a inizio luglio è diventata la prima azienda in assoluto a raggiungere un valore di mercato di 4mila miliardi di dollari.

L’accordo fa parte di un patto volto a garantire le licenze di esportazione verso la seconda economia mondiale nel mezzo delle tensioni per i dazi Usa. A maggio Cina e Stati Uniti avevano concordato una tregua di 90 giorni per ridurre le maxi tariffe annunciate il mese precedente: la sospensione scade il 12 agosto. “Seguiamo le regole stabilite dal governo statunitense per la nostra partecipazione ai mercati mondiali. Anche se non spediamo” chip “H20 in Cina da mesi, speriamo che le norme sul controllo delle esportazioni consentano all’America di competere in Cina e nel mondo”, ha dichiarato Nvidia all’emittente britannica Bbc.

La decisione colpisce anche perché arriva poco dopo che Washington ha ottenuto al G7 l’esenzione delle multinazionali statunitensi dall’applicazione della tassa minima globale del 15% negoziata in sede Ocse, una deroga che ha suscitato molte critiche per il colpo inferto alla cooperazione fiscale internazionale. E mentre la Casa Bianca spinge perché i Paesi che le hanno introdotte eliminino le loro web tax nazionali sui ricavi da servizi digitali. Curioso che, in parallelo, la Casa Bianca imponga un prelievo straordinario legato a un singolo mercato e imposto direttamente dal governo in cambio di un via libera all’export, misura che alcuni esperti considerano costituzionalmente problematica poiché trasforma un meccanismo di controllo sulle esportazioni in una tassa vera e propria. La scorsa settimana, Trump ha dichiarato che le aziende tecnologiche dovranno pagare un dazio del 100% sui semiconduttori prodotti all’estero, a meno che non investano negli Stati Uniti.

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