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Albergatori europei uniti contro Booking.com: class action aperta fino al 29 agosto

Nel mirino le clausole che hanno impedito agli hotel di offrire tariffe più basse o condizioni migliori di quelle del portale su qualsiasi altro canale di vendita
Albergatori europei uniti contro Booking.com: class action aperta fino al 29 agosto
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Ηanno già firmato in più di diecimila, ma sono destinati ad aumentare: gli albergatori europei hanno tempo fino al 29 agosto per aderire alla class action olandese contro Booking. La battaglia legale di massa è portata avanti da Hotrec, l’associazione che riunisce le strutture alberghiere e i ristoranti del Vecchio Continente che ha nel mirino le clausole di parità o del miglior prezzo del portale americano, che nel settembre 2024 sono state considerate lesive del diritto della concorrenza nell’Ue dalla Corte di giustizia europea. L’obiettivo della causa è infatti quello di risarcire gli albergatori per i danni economici causati dall’applicazione di queste restrizioni da parte di Booking.com. “In base al regime di queste clausole di parità ampia, agli hotel in Europa veniva impedito di offrire tariffe più basse o condizioni migliori su qualsiasi altro canale di vendita rispetto alla piattaforma di Booking.com”, spiega il sito delle organizzazioni che hanno avviato la causa che è patrocinata da un team internazionale di avvocati esperti di diritto della concorrenza, processualisti ed economisti.

L’obiettivo di Booking è impedire le cosiddette prenotazioni free-rider, nelle quali i clienti trovano l’albergo sul portale e poi accedono direttamente al sito web dell’hotel per effettuare la prenotazione. Il 19 settembre 2024 la Corte Europea ha stabilito che piattaforme come Booking.com potrebbero operare senza regole di questo tipo. Ma ha fatto poca differenza per i viaggiatori: il portale aveva abolito le clausole in Europa a seguito del Digital Markets Act dell’Unione Europea del 2024, la causa punta quindi al risarcimento dei danni subiti tra il 2004 e il 2024. Per il presidente di Hotrec Alexandros Vassilikos, “questa iniziativa congiunta invia un messaggio chiaro: le pratiche abusive nel mercato digitale non saranno tollerate dal settore alberghiero in Europa”.

Secondo quanto riferisce il Guardian, in una comunicazione via e-mail Booking.com ha definito “erronee e fuorvianti” le dichiarazioni di Hotrec, aggiungendo di non aver ricevuto “alcuna notifica formale di un’azione collettiva”. Inoltre sostiene che la sentenza della Corte di giustizia europea non ha ritenuto che le clausole sul “miglior prezzo” di Booking.com fossero anticoncorrenziali, ma “ha semplicemente affermato che tali clausole rientrano nell’ambito di applicazione del diritto della concorrenza dell’Ue e che i loro effetti devono essere valutati caso per caso”. L’azienda poi ritiene di essersi impegnata “a favore della concorrenza leale” e che “le clausole di parità applicate in passato hanno contribuito a promuovere la concorrenza sui prezzi piuttosto che a limitarla”.

Le stime preliminari dei querelanti indicano che gli hotel potrebbero recuperare fino al 30% o più delle commissioni totali pagate a Booking.com dal 2004, più gli interessi. Salvo accordi stragiudiziali, l’attesa è che il caso “si chiuda al massimo in 5 anni“.

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