Dazi Usa, brusco risveglio per la Ue colta di sorpresa da Trump: “Credevamo entrassero in vigore venerdì”. Caos esenzioni
La Commissione europea, già nel mirino di molte capitali per l’accordo politico con gli Usa sui dazi al 15% chiuso da Ursula von der Leyen con Donald Trump, è incappata in un misunderstanding non da poco che rischia di far apparire dilettantistica la gestione del dossier. All’ora di pranzo di giovedì, durante il consueto punto stampa, i portavoce dell’esecutivo Ue hanno infatti manifestato sorpresa per l’entrata in vigore, alla mezzanotte ora di Washington, delle nuove tariffe reciproche. Ribadendo che secondo Bruxelles l’ordine esecutivo emesso il 1° agosto dalla Casa Bianca diceva che sarebbero scattate “a mezzanotte e un minuto dell’8 agosto. Quindi, alle 6 del mattino, ora di Bruxelles, dell’8 agosto”. Venerdì, insomma.
Possibile che le istituzioni comunitarie non si aspettassero che le dogane avrebbero iniziato da questa mattina ad applicare dazi al 15% su tutte le merci in arrivo dal Vecchio Continente? La spiegazione del portavoce della Commissione per il Commercio, Olof Gill, lascia senza parole: “Abbiamo esaminato l’ordine esecutivo emesso il 1° agosto”, ha spiegato ai giornalisti. “Diceva che i dazi entreranno in vigore tra sette giorni. Uno più sette fa otto. La nostra interpretazione è che l’ordine esecutivo entrerà in vigore a mezzanotte e un minuto dell’8 agosto. Quindi, alle 6 del mattino, ora di Bruxelles, dell’8 agosto”. Ma il documento a cui fa riferimento, pubblicato sul sito della Casa Bianca, riporta la data del 31 luglio. Più 7, fa 7 agosto.
La portavoce Arianna Podestà, per andare sul sicuro, ha aggiunto che “ovviamente saranno le autorità statunitensi ad applicare i dazi, quindi sono nella posizione migliore per confermare cosa dice e cosa significa il loro ordine esecutivo”. E, nella notte italiana, l’amministrazione Usa ha suonato il fischietto annunciando che a partire dalla mezzanotte i prodotti provenienti da oltre 60 paesi e dall’Unione Europea sarebbero stati soggetti ai dazi concordati o imposti nelle scorse settimane. Con alcune deroghe, come quelle per le merci caricate su una nave e in viaggio prima delle 6 di oggi e sdoganate entro il 5 ottobre.
Bruxelles naviga nel buio anche sulle eventuali esenzioni settoriali: “Gli Stati Uniti si sono impegnati con l’Ue affinché il tetto tariffario generale del 15% includa le esportazioni Ue di prodotti farmaceutici, automobili e semiconduttori“, ha detto Gill, e “attendiamo con ansia che tale impegno venga attuato il prima possibile”. La dichiarazione congiunta con gli Stati Uniti non è ancora stata pubblicata e non c’è una tempistica “precisa” in merito. Tradotto: al momento l’esecutivo Ue è convinto che anche per quei beni valga l’aliquota generale. Nonostante quelli sulle auto siano tuttora, ufficialmente, a un pesantissimo 27,5%. E Trump abbia appena annunciato che sui chip prodotti fuori dagli Stati Uniti verrà applicato il 100%. Il risveglio europeo rischia di essere brusco. Come quello di questa mattina, con la “sorpresa” dei nuovi dazi.
Peraltro il tycoon ieri mattina ha minacciato di ritoccare al rialzo l’aliquota applicata alle merci Ue se il continente non rispetterà l’impegno di investire almeno 600 miliardi negli Usa. Dal punto di vista di Bruxelles sia gli investimenti sia gli acquisti di gas naturale liquefatto e combustibile nucleare per 750 miliardi nel prossimo triennio “non sono in alcun modo vincolanti” visto che “la Commissione non ha il potere e non cercherebbe mai di ottenere il potere di imporre qualcosa del genere, ma si tratta di intenzioni trasmesse in modo fedele, perché abbiamo contattato le nostre industrie, abbiamo parlato con i nostri Stati membri per avere un quadro chiaro delle loro intenzioni”. L’interpretazione di Washington, anche su questo, è diversa.