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“L’orrore del 7 ottobre finì in diretta sui social”: la class action di superstiti e famiglie contro Meta

La causa è stata aperta al tribunale di Tel Aviv: viene chiesto un miliardo di euro. L'accusa: non aver agito contro le trasmissioni live durante l'attacco di Hamas con rapimenti e uccisioni
“L’orrore del 7 ottobre finì in diretta sui social”: la class action di superstiti e famiglie contro Meta
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Una class action da oltre 4 miliardi di shekel (più di un miliardo di euro) è stata intentata da vittime sopravvissute all’eccidio del 7 ottobre, dalle famiglie delle persone morte e da utenti di Facebook e Instagram contro Meta. L’accusa: non aver agito mentre gli uomini di Hamas trasmettevano in diretta gli attacchi. Lo riporta il quotidiano israeliano Ynet, specificando che la causa è stata aperta al tribunale distrettuale di Tel Aviv.

Ad intentare per primi l’azione i familiari di Maayan Idan, presa in ostaggio e poi uccisa nel kibbutz Nahal Oz: le immagini di questa vicenda drammatica finirono sui social. Non sarebbe l’unico caso: diversi parenti di vittime di quel giorno avrebbero scoperto attraverso le piattaforme Meta di quel che stava accadendo, dai rapimenti agli omicidi.

Secondo le famiglie ricorrenti “gli orribili video diffusi da Facebook e Instagram il 7 ottobre hanno calpestato i diritti dei ricorrenti nel modo più grave che si possa immaginare. Le scene di orrore, umiliazione, sofferenza e terrore rimarranno impresse per sempre nella memoria dei familiari e di molti cittadini, come gli ultimi momenti dei loro cari”, aggiungendo che le piattaforme “hanno calpestato la privacy delle vittime e continuano a farlo ogni giorno, consentendo la distribuzione di video orribili e traendone profitti. Hanno causato gravi danni agli utenti della rete, tra cui molti adolescenti, che sono stati esposti alle atrocità commesse da Hamas e che hanno cercato di diffondere, come parte integrante dell’attacco terroristico”. Le dirette erano partite dagli smartphone delle stesse vittime, sequestrati dai terroristi durante gli attacchi con la richiesta di “accedere a Facebook” e rendere pubblici gli account. I parenti hanno aggiunto che ancora oggi Meta “consente la diffusione di una documentazione scioccante” e “la diffusione del terrore di Hamas”.

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