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Economia della fame: gli effetti dei tagli agli aiuti umanitari. Il caso del campo profughi in Kenya

Un gruppo di ricerca dell’Università di Oxford ha studiato le conseguenze di un importante taglio agli aiuti avvenuto nel terzo campo profughi più grande al mondo, a Kakuma, in Kenya
Economia della fame: gli effetti dei tagli agli aiuti umanitari. Il caso del campo profughi in Kenya
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di Vittorio Bruni e Olivier Sterck*

Recentemente, una riduzione del 20% dell’assistenza umanitaria in uno dei campi profughi più grandi al mondo ha innescato una reazione a catena: sono aumentate fame e povertà, è diminuita la resilienza, si sono registrate ripercussioni su credito e mercati locali. Nel 2025, gli Stati Uniti di Donald Trump hanno ridotto drasticamente i propri contributi alla risposta umanitaria mondiale. In passato, questi aiuti rappresentavano quasi la metà degli aiuti complessivi e oltre il 20% del bilancio operativo delle Nazioni Unite. Ma cosa succede quando questa linea di assistenza si interrompe?

Il nostro gruppo di ricerca dell’Università di Oxford ha cercato di rispondere a questa domanda studiando le conseguenze di un importante taglio agli aiuti umanitari avvenuto nel terzo campo profughi più grande al mondo: Kakuma, in Kenya. Qui, l’assistenza umanitaria rappresenta il 90% del reddito familiare, e gli aiuti umanitari sono cruciali per la sopravvivenza. A ottobre 2022, quando è iniziata la ricerca, la maggior parte dei rifugiati a Kakuma riceveva aiuti umanitari in forma di cibo e/o denaro pari a circa 17 dollari a persona al mese. Una cifra modesta, ma sufficiente a coprire i bisogni essenziali come cibo, legna da ardere e cure mediche di base. Inoltre, gli aiuti umanitari svolgevano un’altra importante funzione: permettevano ai rifugiati di indebitarsi quando le risorse finivano. A Kakuma, infatti, gli aiuti umanitari in denaro vengono erogati su carte di credito che i rifugiati utilizzano come forma di garanzia per indebitarsi in periodi di crisi. Poi, nel luglio 2023, l’assistenza ai rifugiati è stata tagliata del 20% e con la squadra di Oxford abbiamo analizzato gli effetti di questo taglio. Ecco cosa abbiamo scoperto:

1. La fame è aumentata.
Un rifugiato somalo ci ha raccontato: “Dopo la riduzione degli aiuti la vita dei rifugiati è diventata difficile. Quelli erano i soldi che ci sostenevano. […] Le cose non bastano, e la fame è visibile.”
L’apporto calorico medio giornaliero è calato di 145 kcal, una riduzione del 7% rispetto a una media già insufficiente di circa 1860 kcal a persona. La percentuale di famiglie che sopravvive con un pasto al giorno è passata dal 29% al 37%. Inoltre, le diete si sono fatte meno varie.

2. Il credito informale si è ridotto.
Un negoziante etiope ci ha detto: “Quando diamo cibo a credito abbiamo un limite; se gli aiuti si riducono, anche il credito si riduce”. Poiché gli aiuti servivano da garanzia, il taglio ha minato la capacità dei rifugiati di ottenere prestiti. I debiti sono calati del 9%, e molti negozianti si sono rifiutati di estendere nuovo credito e hanno forzato il rimborso dei debiti precedenti.

3. Le famiglie hanno venduto i pochi beni a disposizione.
Con l’accesso al credito compromesso, e la riduzione degli aiuti, molti hanno iniziato a vendere oggetti e ad attingere alle riserve alimentari per arrivare a fine mese. Il valore medio dei beni familiari è diminuito di oltre il 6%.

4. Malessere psicologico aumentato.
I tagli agli aiuti non hanno avuto solo effetti fisici, ma anche emotivi. I rifugiati hanno riportato un peggioramento della qualità del sonno e un calo della felicità, segno che l’instabilità economica ha avuto ripercussioni anche sulla salute mentale.

5. Le perdite di benessere sono state enormi.
Il risparmio ottenuto dai donatori – circa 26 milioni di dollari all’anno – è stato accompagnato da costi sociali elevatissimi. Il divario tra i risparmi per i donatori e le sofferenze per i destinatari è ingiustificabile.

Questo taglio del 20%, molto minore rispetto ai tagli attuali, non ha solo limitato l’accesso al cibo e aumentato la fame. Ha compromesso un intero ecosistema: il credito si è interrotto, le persone hanno venduto i propri beni e hanno avuto ripercussioni psicologiche negative. Per i beneficiari ogni dollaro tagliato si traduce in una notte senza cena, un debito negato, o un pezzo di dignità perduta.

*Ricercatore in Migration Studies dell’Università di Oxford / professore associato dell’Università di Anversa e Oxford

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