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Dazi, Trump firma l’ordine esecutivo: quelli del 15% sui beni Ue slittano al 7 agosto. E ora nel mirino c’è il Canada

L’aliquota sui beni canadesi aumenta dal 25% al 35% con la motivazione che Ottawa non farebbe abbastanza per frenare il traffico di fentanyl attraverso il confine con gli Usa. Alla Svizzera tariffe del 39%. Berna: "Grande rammarico"
Dazi, Trump firma l’ordine esecutivo: quelli del 15% sui beni Ue slittano al 7 agosto. E ora nel mirino c’è il Canada
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La notizia è arrivata quando in Europa era già passata la mezzanotte ma negli Stati Uniti la deadline per i nuovi dazi di Donald Trump non era ancora scaduta. Il presidente americano ha firmato un ordine esecutivo che ufficializza i dazi per quasi 70 nazioni, oltre all’Unione Europea. Tra queste figurano Regno Unito, Svizzera e Giappone. E ha sferrato un nuovo colpo al Canada con un aumento notevole delle tariffe. L’ondata di misure va da un minimo dal 10% a un massimo del 41%, contro la Siria. Non entreranno in vigore oggi 1 agosto, come previsto, bensì tra una settimana, il 7 agosto. Inoltre, le tariffe doganali sulle merci spedite via nave non saranno modificate prima del 5 ottobre 2025. Per quanto riguarda la Ue l’ordine esecutivo non attua ancora gli altri elementi dell’accordo politico del 27 luglio, in particolare l’impegno a ridurre le tariffe statunitensi di cui alla Sezione 232 sulle automobili e sui componenti automobilistici a un tasso massimo del 15%, né prevede il trattamento specifico concordato per alcuni prodotti strategici, come gli aerei.

Nel mirino di Trump è finito poi nuovamente il Canada. Il tycoon ha firmato un ordine esecutivo che aumenta dal 25% al 35% i dazi sui beni canadesi non coperti da un accordo di libero scambio preesistente “in risposta alla continua inazione e ritorsione del Canada”, con la motivazione che Ottawa non farebbe abbastanza per frenare il traffico di droga – di fentanyl in particolare – attraverso il confine con gli Stati Uniti. La scheda informativa della presidenza Usa aggiunge che le merci fatte transitare attraverso un altro Paese, per evitare la tariffa del 35%, saranno tassate al 40%. La Casa Bianca ha precisato che le merci conformi all’accordo tra Stati Uniti, Messico e Canada non saranno soggette a tale aliquota più elevata, il che attenuerebbe l’impatto dei dazi. Trump ha aggiunto che “il Canada deve pagare una tariffa equa. La sua posizione su uno Stato palestinese non è un fattore decisivo”, anche se il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato di “non gradire” l’intenzione del Canada di “riconoscere uno Stato palestinese”.

Il primo ministro canadese Mark Carney ha dichiarato che il governo è “deluso” dalla decisione degli Stati Uniti di aumentare i dazi al 35%. Ora “il governo canadese agirà per proteggere i posti di lavoro canadesi, investire nella nostra competitività industriale, acquistare prodotti canadesi e diversificare i nostri mercati di esportazione”, ha spiegato Carney in un comunicato. Tuttavia, ha aggiunto, l’applicazione da parte degli Stati Uniti dell’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada “significa che la tariffa media statunitense sui beni canadesi rimane una delle più basse tra tutti i suoi partner commerciali”. Carney ha anche criticato la giustificazione di Trump, per l’aumento dei dazi, affermando: “Il Canada rappresenta solo l’1% delle importazioni di fentanyl e sta lavorando intensamente per ridurre ulteriormente questi volumi”. “Il Canada sarà il nostro miglior cliente“, ha affermato Carney. “Possiamo darci più di quanto qualsiasi governo straniero possa mai toglierci costruendo con lavoratori canadesi e utilizzando le risorse canadesi a beneficio di tutti i canadesi”.

Trump, inoltre, ha firmato un ordine esecutivo per modificare le tariffe doganali reciproche per alcuni Paesi, al fine di affrontare ulteriormente il deficit commerciale degli Stati Uniti e per proteggere gli Usa dalle minacce straniere alla sicurezza nazionale e all’economia, garantendo “relazioni commerciali giuste, equilibrate e reciproche”, ha affermato la Casa Bianca. Tra i paesi più colpiti c’è anche la Svizzera, per la quale Trump ha modificato le percentuali di alcuni dazi rispetto all’annuncio del 2 aprile. Berna sarà colpita da una tariffa del 39%, più alta rispetto a quella minacciata mesi fa, mentre Taiwan del 20%, più bassa.

Il governo elvetico ha espresso “grande rammarico“. Un portavoce del Dipartimento federale delle finanze ha sottolineato che la Svizzera continua comunque a puntare su una soluzione negoziata con Washington. Le tariffe del 39% nettamente dalla bozza di dichiarazione d’intenti congiunta che le parti avevano concordato, ha indicato un portavoce del ministero delle Finanze : un documento – si sottolinea – risultato di intense discussioni tra Berna e Washington negli ultimi mesi. Il Consiglio federale – si spiega – analizzerà ora la nuova situazione e deciderà come procedere. Berna rimarrà in contatto con l’amministrazione statunitense: cercherà di trovare una soluzione con Washington che sia “compatibile sia con l’ordinamento giuridico elvetico che con gli obblighi esistenti”.

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