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Ilva, il declino di produzione e lavoro dal sequestro a oggi: l’infografica

L'acciaio sfornato si è ridotto a un quarto e si sono persi oltre 7mila posti di lavoro: i dati, impietosi, raccontano come l'Ilva sia ormai sempre più marginale
Ilva, il declino di produzione e lavoro dal sequestro a oggi: l’infografica
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Tredici anni fa, il 26 luglio 2012, la giudice per le indagini del Tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, ordinava il sequestro dell’area a caldo dell’Ilva sposando la perizia nella quale i consulenti sostenevano che l’acciaieria avesse provocato per anni “malattia e morte”: 386 decessi, misero nero su bianco, dando un profilo a decenni di gestione del “mostro” che in quel momento era in mano alla famiglia Riva. Il processo è stato annullato dopo la sentenza di primo grado ed è recentemente ripreso a Potenza, con diversi reati ormai prescritti. Nel frattempo, nonostante 8 governi abbiano tentato il rilancio del siderurgico, l’Ilva è allo stremo e molte bonifiche sono ancora al palo. Il siderurgico, tra l’altro, attende ancora l’ambientalizzazione degli impianti che venne proposta per la prima volta dal commissario Enrico Bondi. Era il 2013 e ora è il sogno del ministro delle Imprese Adolfo Urso. Nel frattempo, la produzione si è ridotta a un quarto e sono andati dispersi oltre 7mila posti di lavoro. Questa infografica ripercorre in maniera impietosa come l’Ilva sia sempre più piccola e marginale nel panorama dell’acciaio italiano. Ma il fabbisogno è ancora in deficit (l’Italia importa più di quanto produce) e dunque il rilancio dell’impianto di Taranto avrebbe economicamente un senso.

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