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Booking annuncia 1.000 licenziamenti, nonostante i profitti record: posti di lavoro a rischio anche in Italia

La scelta del colosso delle prenotazioni: "Ci prepariamo all'automazione". I sindacati hanno chiesto di considerare soluzioni alternative
Booking annuncia 1.000 licenziamenti, nonostante i profitti record: posti di lavoro a rischio anche in Italia
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Booking.com, piattaforma olandese di prenotazioni viaggi, ha annunciato un piano di riorganizzazione globale che prevede un numero significativo di esuberi, anche in Italia, nonostante gli ottimi risultati economici dell’ultimo anno. Una nota della Filcams-Cgil sostiene che i licenziamenti a livello internazionale sarebbero compresi tra i 200 e i 1.000 lavoratori. Tra questi, ne sono stati annunciati 9 in Italia, dove al momento si contano in totale 150 dipendenti.

Booking ha giustificato la decisione con la necessità di ottimizzare i costi, prepararsi all’automazione e innovare per aumentare gli investimenti di lungo periodo. La società ha anche fatto riferimento a dei sondaggi interni che dimostrerebbero un calo di motivazione e appartenenza tra i dipendenti, provocando la contestazione dei sindacati che l’hanno definita una “strumentalizzazione inaccettabile”.

La società madre della piattaforma, Booking Holdings, in un recente comunicato, ha reso noti i risultati positivi già ottenuti nella riorganizzazione: nel primo trimestre del 2025 i ricavi solo saliti dell’8%, superando le attese e raggiungendo i 4,76 miliardi di dollari, mentre l’utile per azione è cresciuto del 22% a 24,81 dollari. La società ritiene che i traguardi raggiunti mostrano “una forte ripresa del settore viaggi” e le notti prenotate hanno raggiunto il numero record di 319 milioni.

Questi numeri, però, evidentemente non bastano per evitare licenziamenti e i posti di lavoro a rischio non sono pochi. I sindacati hanno chiesto all’azienda di prendere in considerazione soluzioni alternative, ma sembra che Booking finora abbia solo messo sul tavolo una proposta di incentivo economico, ritenuta “insufficiente e vincolata alla selezione unilaterale delle persone da licenziare”. Tra i dipendenti coinvolti nel piano di ristrutturazione aziendale ci sono anche lavoratori con oltre dieci anni di anzianità, presenti dall’inizio delle attività della società in Italia.

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