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Compriamo sempre più gas dagli Stati Uniti (+ 100%). Ma l’indipendenza da Mosca si paga cara

Il Sole 24 Ore dà conto dei dati di Snam. Il differenziale di prezzo tra gnl e gas trasportato via tubo supera facilmente il 50%
Compriamo sempre più gas dagli Stati Uniti (+ 100%). Ma l’indipendenza da Mosca si paga cara
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Nei primi sei mesi del 2025 la quantità di gas liquefatto (gln) che abbiamo comprato è aumentata del 35%. Quello acquistato dagli Stati Uniti è raddoppiato. Lo scrive il Sole 24 Ore citando dati forniti da Snam. Gli Usa sono ora il nostro principale fornitore di gln, con una quota 45%, davanti al Qatar (25,8%) e Algeria (18,5%). È una buona notizia? Dipende dai punti di vista. Lo è di sicuro per i fornitori americani, e non a caso Donald Trump preme perché le importazioni europee aumentino ancora. Lo è meno per i consumatori, famiglie o aziende che siano.

Il gnl è infatti molto più costoso rispetto al gas che arriva via tubo. La ragione è piuttosto intuitivo. Il gas liquefatto ha un processo di produzione e consegna molto più complesso e articolato. Dev’essere estratto, trasferito in impianti speciali per la liquefazione a 162 gradi sotto zero, poi il trasporto via nave, infine la rigassificazione in apposite strutture. Qualche anno fa, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, lo stesso Sole 24 Ore calcolava che il gnl proveniente dagli Usa costasse circa il 50% in più rispetto a quello spedito via tubo da Mosca, di cui l’Italia era grande consumatrice. Ma in alcuni casi il differenziale di prezzo si allargava ulteriormente e grandemente, fino al quintuplo.

Il costo di produzione del gas è, ovviamente, un importante fattore nella definizione del prezzo a cui viene venduto ma non è l’unico. Entrano in gioco poi i rapporti tra domanda ed offerta, i tipi di contratto, che possono gonfiare o ridimensionare le cifre. Il gnl ha un’altra caratteristica a vantaggio dei produttori. Mentre le condotte sono fisse e con destinatari predeterminati, le navi possono spostarsi verso chi offre di più e consegnare qui la loro merce. La concorrenza per i cari si estende dunque su scala globale.

Il ricorso al gnl, insieme al rafforzamento dei flussi dall’Algeria via pipeline che approda in Sicilia, è stato fondamentale per ridurre la nostra dipendenza dalla Russia. Nel 2021 il gas liquefatto copriva l’11% del nostro fabbisogno, ora siamo a circa il 30%. Ciò in un paese, come l’Italia, in cui il gas ha un ruolo chiave, coprendo quasi la metà del nostro mix energetico. I costi delle bollette non sono mai più tornati su valori antecedenti il drammatico febbraio 2022.

Secondo l’amministratore delegato di Snam, Agostino Scornajenchi “La crescita del Gnl nel mix degli approvvigionamenti italiani è una buona notizia, perché riduce la dipendenza del nostro paese da rotte fisse e predeterminate, consentendoci di assorbire con maggiore efficacia gli effetti della complessa situazione geopolitica attuale”. È vero ma ciò che Scornajenchi non dice è che il prezzo che paghiamo è alto e l’effetto sulla competitività delle imprese e sui conti familiari si sente.

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