Botta e risposta a L’aria che tira (La7) tra l’economista Carlo Cottarelli e il deputato di Fratelli d’Italia Marco Osnato sul cosiddetto “ravvedimento speciale” per le partite Iva, la nuova sanatoria fiscale contenuta in un emendamento al decreto legge 84/2025, approvato nei giorni scorsi in Commissione Finanze alla Camera.
Il provvedimento, fortemente voluto dal meloniano, consente alle partite Iva che aderiranno al concordato preventivo biennale 2025-2026 di regolarizzare in modo agevolato i debiti fiscali accumulati dal 2019 al 2023, beneficiando di una riduzione su sanzioni e interessi. Si tratta, in sostanza, di una riapertura della sanatoria introdotta lo scorso anno, ma limitata a chi accetta la proposta di reddito concordato con l’Agenzia delle Entrate.
Osnato smentisce che si tratta di una sanatoria: “È un modo sicuramente vantaggioso per lo Stato e per il contribuente di riuscire a tornare in congruità fiscale. Abbiamo già testato il ravvedimento speciale: lo Stato l’anno scorso ha incamerato un miliardo e trecento milioni che non avrebbe mai visto”.
Dissente completamente Cottarelli: “Ma come vogliamo chiamarlo? È un condono. L’unica cosa che cambia negli ultimi 30 anni è il nome con cui si chiamano queste cose. Io ho fatto dei calcoli l’anno scorso e in tanti casi il condono legato al concordato biennale preventivo comportava il recupero del 5% di quello che si era evaso. Quindi era uno dei condoni più generosi fatti negli ultimi 25 anni. Io sono a partita Iva, pago quello che è dovuto, non ho mai fatto nessuna forma di evasione. E mi spiace che altri che hanno invece evaso poi si vedano abbonare queste cose”.
Non si fa attendere la replica di Osnato: “Possiamo chiamarlo condono o come volete, ma l’importante è sapere che noi abbiamo riportato in congruità molte partite Iva che per mille ragioni erano andate in difficoltà. Voglio dire all’amico Cottarelli che in Italia, non certo per colpa di questo governo, lo Stato non ha incassato negli anni 1200 e passa miliardi. E allora forse è meglio incominciare a capire come incassare il più possibile“.
“Vabbè, continuiamo a ripetere sempre gli stessi argomenti – commenta Cottarelli – Quello che recuperi non è quello che è dovuto. Anzi, in molti casi è il 5% di quello che è dovuto. Ci si dimentica anche che quello che recuperi dà comunque un incentivo a evadere ulteriormente, perché è un segnale a chi non ha pagato: tanto poi dopo un po’ di anni si mettono le cose a posto e pagherà magari soltanto il 5% di quello che deve”.
E sottolinea, concludendo: “Queste cose ce le siamo dette e ridette tante volte. Sulla questione del recupero dell’evasione dobbiamo distinguere: un conto è quello che è stato evaso. Il governo sta muovendosi per recuperare l’evasione, ma recuperare l’evasione non vuol dire ridurre l’evasione, anzi: più grande l’evasione, più riesce a recuperare. Quindi sono due cose distinte”.