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Il silenzio istituzionale sulle sanzioni a Francesca Albanese è una macchia sulla bandiera italiana

La relatrice speciale Onu per i territori palestinesi occupati vede il suo gran lavoro denigrato, offuscato, censurato quotidianamente, e la punizione Usa è il suggello perfetto
Il silenzio istituzionale sulle sanzioni a Francesca Albanese è una macchia sulla bandiera italiana
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di Riccardo Bellardini

Il mutismo di Sergio Mattarella e Giorgia Meloni di fronte alle sanzioni statunitensi nei confronti di Francesca Albanese rappresenta uno scandalo storico, la cui portata va sottolineata con chiarezza. Questa per me è una vistosa macchia sulla bandiera italiana che difficilmente verrà via. La fine di ogni valore legato all’appartenenza nazionale, in nome delle logiche di asservimento delineate dal potere.

La relatrice speciale Onu per i territori palestinesi occupati vede il suo gran lavoro denigrato, offuscato, censurato quotidianamente, e la punizione americana rappresenta il suggello perfetto a questa campagna che, se le logiche del mainstream adoperassero canoni da binario unico, verrebbe definita indubbiamente putiniana. Ma il doppio binario la fa sembrare normale, sì, è come una magia! Così operano i soliti noti, imperterriti insabbiatori di verità, da ultimo Molinari, ex direttore di Repubblica, il quale ha pubblicamente offeso la reputazione di una donna che documenta scrupolosamente il genocidio in atto in Palestina.

Per fortuna, parte della categoria giornalistica si è indignata di fronte ad un tale scempio.
Quotidianamente viene uccisa, in maniera deliberata, gente in fila per un pezzo di pane e per un poco d’acqua: è la cronaca di queste ore nella Striscia di Gaza.

Eppure proprio Repubblica, giorni addietro, sulla sua pagina Instagram, pubblicava una didascalia a corredo di un’immagine con lapidi tra la sabbia, scrivendo: “A Gaza muoiono talmente tante persone che sono finiti i posti dei cimiteri”, al che uno si chiedeva, di che staranno morendo? Un’epidemia sconosciuta, per caso? Repubblica sembrava parlare di una qualsiasi moria delle vacche, come l’avrebbe definita Totò. Un inconveniente che fa storcere il naso agli allevatori. Una disgrazia di fronte alla quale l’impotenza è l’unica reazione possibile.
Anche questi capolavori dell’informazione vanno sottolineati, per far capire che non si tratta più d’informazione, ma di manipolazione.

Donne e bambini non muoiono per uno strano morbo, da quelle parti. Ad ucciderli, è l’esercito dello Stato di Israele, su ordine dei rappresentanti del suo governo. La scientificità di queste azioni è ormai palese, e non più discutibile. Nonostante ciò, permane la favola degli errori di mira. Un missile destinato ai terroristi è finito su dei poveri cristi, come ci comunica l’Idf. Tutti tacciono.

Pure il Capo dello Stato, nel quale una fiammella di speranza ancora continuavo a riporla, perché in Giorgia non avevo mai creduto.

Ma ora il loro silenzio assorda più di mille bombe nucleari esplodenti all’unisono. Una vergogna inaudita che getta l’Italia in una pozza di ridicolo piattume. Una passività pusillanime, un destino d’inconsistenza che fa rabbrividire, si erge dinanzi ai nostri occhi. Non che non si fosse notato anche in passato, ma oggi è divenuto di un’evidenza disarmante.
Ed ecco venire a galla con ancora più prepotenza l’assurda teoria di quel sociologo eversivo di nome Orsini: l’Italia è un satellite degli Stati Uniti d’America.

Il disonore ci annebbia.
La Costituzione è sepolta.
Lo scandalo storico è servito.

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