Trump: “Ora l’Ue ci tratta meglio, stiamo parlando”. Bruxelles lima la lista dei contro dazi da 72 miliardi
La Ue “in passato ci ha trattato male ma ora ci sta trattando meglio. Stiamo parlando e stiamo facendo progressi”. Donald Trump cambia versione per l’ennesima volta: il Vecchio continente ora non sta più “derubando” Washington. In attesa di capire se davvero sarà possibile nelle prossime due settimane trovare un accordo per scongiurare i dazi del 30% che altrimenti scatterebbero l’1 agosto, la Commissione Ue ha messo a punto l’ultima versione della lista dei prodotti che potrebbero essere colpiti con contro-dazi. Il valore complessivo dell’export di quei beni dagli Usa alla ue ammonta a 72 miliardi di euro, meno dei 95 miliardi del pacchetto iniziale. Restano inclusi i tradizionali pezzi forti delle produzioni statunitensi, ovvero carni bovine e suine, suv, pick-up e componenti aeronautici legati a Boeing. Nella lista pure l’iconico bourbon del Kentucky. L’elenco è ancora suscettibile di modifiche: verrà esaminato dagli Stati membri che potranno chiedere aggiustamenti. Le tariffe in caso di mancato accordo, scatterebbero il 6 agosto. “Non so come possano fare rappresaglie”, ha risposto a chi ipotizzava lo scenario. “Ci hanno trattato molto male. Ma ora ci stanno trattando molto meglio”.
Fuori dalla lista computer e microscopi – Dall’ultima versione della lista Ue sono stati rimossi computer, motori e microscopi e strumenti ad alta precisione Usa, con un aggiustamento strategico volto a contenere l’impatto sui settori industriali ad alta tecnologia. Le bevande alcoliche restano soggette a misure restrittive, sebbene all’interno di un perimetro più circoscritto: la gamma dei codici doganali coinvolti per il settore risulta ridotta rispetto alla lista originaria. Nel corso della consultazione pubblica, che si è chiusa il 10 giugno, la Commissione ha ricevuto 550 osservazioni da parte di Stati membri e stakeholder che hanno portato la squadra di Maros Sefcovic a eliminare i prodotti corrispondenti a 158 voci. Anche la lista di restrizioni all’export europeo oltreoceano di beni europei considerati sensibili per gli Stati Uniti è stata drasticamente rivista, passando da un valore di 4,4 miliardi a soli 94,4 milioni.
Le trattative – Ma come procedono le trattative per evitare di dover usare le maniere fuori? Il portavoce della Commissione europea, Olof Gill, nel briefing con la stampa ha fatto sapere che il commissario al Commercio Maros Sefcovic “ha avuto una chiamata con il Segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnik, ieri sera” e “questa sera avrà una chiamata con il Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, Jamieson Greer”. Nel frattempo “i team tecnici della Commissione Europea sono in viaggio verso Washington DC in questo momento”. Nessun dettaglio sui negoziati “perché ci troviamo nella fase più delicata”.
Giorgetti: “Oltre il 10% dazi non sopportabili” – Il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti, intervistato in video collegamento per i 165 anni del Corriere Adriatico, ha detto che occorre trattare “senza mollare di un centimetro” perché dazi oltre il 10% non sono sopportabili. L’Europa “oggettivamente sta giocando di rincorsa, un po’ in difesa, ma è troppo importante un ragionevole compromesso“. Tariffe al 10% sarebbero un “risultato ragionevole, ma credo che in questo momento non sia esattamente nella disponibilità dell’amministrazione Trump, però non si può andare molto lontano da questo numero” o il carico sarà “insostenibile” e “si perdono mercati”. E anche per la premier Giorgia Meloni “bisogna scongiurare in ogni modo una guerra commerciale sulle due sponde dell’Atlantico. Continueremo insieme con gli altri leader, e ovviamente in stretto contatto con la Commissione europea, a lavorare per un accordo che possa essere reciprocamente vantaggioso e che deve essere concluso prima del prossimo primo agosto”.
Bce: “Con tariffe al 30% rischi per la stabilità finanziaria dell’area euro”– La Banca centrale europea osserva che i dazi imposti da Trump se confermati e in vigore per un periodo prolungato, “pongono ulteriori rischi per la stabilità finanziaria nell’Ue” con più imprese insolventi, la possibilità di correzioni brusche dei mercati e implicazioni per i bilanci delle banche. Gli annunci sui dazi “e la successiva reazione del mercato dimostrano quanto rapidamente l’aumento dei rischi geopolitici possa modificare il contesto in cui operano le banche”, osserva la presidente del consiglio di sorveglianza della Banca centrale europea Claudia Buch in audizione alla commissione Econ del Parlamento europeo. “Sebbene il sistema finanziario abbia finora mantenuto una buona resilienza, stiamo monitorando attentamente i potenziali effetti di ricaduta dagli intermediari finanziari non bancari alle banche, soprattutto considerando l’attuale elevato grado di incertezza geopolitica”.
Il deficit commerciale Usa – Nella lettera inviata sabato a Ursula von der Leyen, la Casa Bianca lamenta ancora una volta i “deficit commerciali di lungo termine” generati “dalle vostre politiche tariffarie e non tariffarie e dalle vostre barriere commerciali”. In realtà l’Europa esporta verso gli Usa più beni di quanti non importi (503 miliardi di euro contro 347, con un surplus di 156 miliardi) ma il divario si riduce però se si considerano pure i servizi e non solo le merci. L’Ue paga agli Usa 427 miliardi, al contrario gli Stati Uniti comprano servizi dall’Europa per 318 miliardi. Un avanzo di 108 miliardi. In questo ambito eventuali ritorsioni europee possono fare più male.