Femminicidio, ok in Commissione al ddl del governo: ma il reato viene riscritto da un emendamento
Via libera della Commissione Giustizia del Senato al disegno di legge del governo che introduce il reato di femminicidio. L’ok è arrivato all’unanimità nel primo pomeriggio di mercoledì, con la conclusione del voto sugli emendamenti. Rispetto al testo varato a marzo dal Consiglio dei ministri, però, la nuova norma prevista al nuovo articolo 577-bis del codice penale è stata riscritta e ora recita così: “Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di odio o di discriminazione o di prevaricazione o come atto di controllo o possesso o dominio in quanto donna, o in relazione al rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo o come atto di limitazione delle sue libertà individuali, è punito con la pena dell’ergastolo“. In tutti gli altri casi si applica l’articolo 575, cioè l’omicidio “semplice”, che come pena base (al netto delle eventuali aggravanti) prevede 21 anni. Nella versione originaria, invece, la formulazione era molto più generica: puniva “chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità“.
Il nuovo (e contorto) testo è frutto di un emendamento delle relatrici di maggioranza, la presidente della Commissione Giulia Bongiorno della Lega e Susanna Campione di Fratelli d’Italia, approvato all’unanimità. La riscrittura va incontro alle critiche espresse in audizione dagli addetti ai lavori (tra cui il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi e il professore di Diritto penale Gian Luigi Gatta) sull’eccessiva indeterminatezza del reato. L’emendamento è stato a sua volta riformulato rispetto a una prima versione depositata nelle scorse settimane, molto più incentrata sul concetto di “rifiuto”, che avrebbe rischiato di tenere fuori casi come il femminicidio di Giulia Tramontano ad opera di Alessandro Impagnatiello.
La legge è “una svolta in diritto che segna anche un salto di qualità nella lotta alla violenza sulle donne”, esulta Bongiorno. “Riconoscere che il femminicidio è frutto di discriminazione significa inquadrare correttamente il fenomeno. Esprimo la mia soddisfazione come presidente della Commissione per l’ok a un testo che rappresenta anche una battaglia della Lega, che portiamo avanti da tempo”, afferma. “Ci tenevamo che si arrivasse ad un provvedimento condiviso. Ce l’abbiamo fatta, è stata una dura battaglia”, commenta invece la senatrice Campione di FdI. Per il Pd l’approvazione “è un passo in avanti importante nella lotta alla violenza maschile contro le donne. Il voto unanime è stato raggiunto grazie ai miglioramenti che siamo riusciti ad ottenere nel corso dell’esame in Commissione, anche nella direzione auspicata da molti degli auditi, dalle reti antiviolenza, ai magistrati, dagli avvocati, alle associazioni femminili e femministe. Su questi temi per noi la condivisione è un valore, così come dimostra il lavoro svolto in questi anni”, dichiarano i senatori Alfredo Bazoli, Anna Rossomando, Walter Verini, Franco Mirabelli, Valeria Valente, Filippo Sensi e Cecilia D’Elia.
Durante l’esame in Commissione sono stati approvati, con riformulazione, anche gli emendamenti delle opposizioni che escludono i reati di violenza sulle donne – compresi nella disciplina del cosiddetto “codice rosso” – dalla “tagliola” di 45 giorni per le intercettazioni, diventata legge a marzo. “Abbiamo ottenuto un risultato importante: abbiamo fatto saltare l’assurdo limite di 45 giorni alle intercettazioni per indagare sui casi di violenza sulle donne”, dichiara il leader pentastellato Giuseppe Conte. “Grazie alla nostra Ada Lopreiato, in Commissione al Senato è stato approvato l’emendamento che cancella questa folle tagliola, che non dovrebbe esistere nemmeno per gli altri reati. Avevamo provato già a escludere da questo assurdo limite almeno i reati del Codice rosso, ma ci avevano detto di no. Ci abbiamo riprovato più volte e adesso finalmente ci siamo riusciti. Manterremo alta la guardia”, aggiunge.