In Italia sempre più persone hanno difficoltà ad accedere al servizio sanitario. Gli ambulatori di prossimità che attraverso ‘Programma Italia‘ Emergency ha inaugurato nel 2006 in diverse periferie (a Milano, a Brescia, a Marghera, a Ragusa, a Polistena, a Sassari, a Castel Volturno e a Napoli) e che inizialmente erano stati pensati per la popolazione migrante, regolare e non, hanno registrato in questi anni un incremento anche dell’utenza italiana. “Questo fenomeno di povertà sanitaria – ci spiega il dotttor Alfredo Zanatta nell’ambulatorio Emergency di Ponticelli, a Napoli – non riguarda solo la nostra città. Il costo di farmaci e terapie, le liste d’attesa lunghissime che non riescono a fornire a chi ne ha bisogno risposte immediate sono un problema per la fascia debole della popolazione che non è solo migrante. Per pensionati e disoccupati ad esempio l’alternativa di ricorrere ai privati è insostenibile e rischiano di restare fuori da un percorso di cure”. Nel 2024 i presidi fissi e mobili dell’Ong hanno offerto un totale di 45.206 prestazioni socie-sanitarie gratuite su tutto il territorio nazionale. Nel quartiere di Ponticelli il 23% dell’utenza registrata è italiana. “Questi numeri – spiega il vice coordinatore del ‘Programma Italia’ di Emergency Michele Iacoviello – ci fanno capire che c’è un disagio piuttosto diffuso ma che rappresenta solo un ulteriore esempio delle difficoltà che ha il nostro sistema sanitario. Però ci dicono pure che una buona medicina di prossimità può ridurre la pressione sulle strutture pubbliche perché – sottolinea Iacoviello – noi non ci sostituiamo al Sistema sanitario nazionale ma lo affianchiamo”. Ma se tempistiche e costi sono un ostacolo per le fasce deboli anche dell’utenza italiana, barriere linguistiche e burocratiche invece negano ancora oggi troppo spesso il diritto di essere curati ai migranti. “Ancora oggi abbiamo difficoltà a far accedere al sistema sanitario anche i migranti con regolare permesso di soggiorno. Uno dei maggiori ostacoli è quello linguistico, ma c’è anche una burocrazia che crea pure dei casi limite, come avviene in molte regioni in cui ci sono difficoltà anche a iscrivere i figli minorenni dei migranti irregolari nel sistema sanitario. Diritto che invece nel caso di minori – conclude – dovrebbe essere garantito a prescindere dallo status dei genitori”.
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