“Volkswagen ha venduto camper di lusso con sostanze cancerogene negli abitacoli”: la denuncia della tv tedesca
Volkswagen ha messo in vendita per tre anni camper di lusso con alti livelli di sostanze chimiche tossiche al loro interno. Invece di ritirarli dal mercato, però, ha raccomandato semplicemente agli acquirenti di fermarsi e prendere un po’ d’aria fresca se si sentivano male. A denunciare il nuovo scandalo che coinvolge la casa automobilistica di Wolfsburg – dopo quello delle truffe sulle emissioni diesel – è stata l’emittente pubblica tedesca ZdF, citando un rapporto aziendale interno secondo il quale le misurazioni effettuate nel camper di lusso “Grand California” nel terzo trimestre del 2021 hanno evidenziato il superamento dei valori limite per alcune sostanze cancerogene presenti nell’abitacolo.
Secondo i collaudatori, il tetto in plastica del veicolo non rispettava i criteri di qualità Volkswagen fin dai test di laboratorio effettuati nel 2018, prima dell’inizio della produzione in serie. Tuttavia la consociata “Volkswagen veicoli commerciali”, sotto pressione per costi e tempi, voleva assolutamente lanciare sul mercato il suo camper di punta in tempo per la nuova stagione. Il mezzo è stato così messo in commercio e pubblicizzato come “casa mobile” con un “comfort che dà benessere”. Dopo qualche tempo, però, gli acquirenti hanno riferito di essersi sentiti male e aver notato un cattivo odore all’interno del veicolo: alcuni hanno raccontato di aver sofferto di mal di testa e bruciore agli occhi dopo averci dormito per una notte. Il programma Frontal 21 della Zdf, nella puntata di martedì, ha mandato in onda la testimonianza di una coppia di Colonia i cui nipoti, dopo mezz’ora sul camper, “erano verdi in faccia”.
La relazione riservata resa nota dall’emittente indica che, per un certo periodo di tempo, il tetto in fibra di vetro e plastica ha “rilasciato varie sostanze all’interno del veicolo”. Nel 2021, in particolare, Volkswagen aveva individuato livelli molto elevati di benzene, stirene e formaldeide, che superavano significativamente le linee guida stabilite dall’Agenzia federale per l’ambiente. Se questi valori sono superati, afferma il documento, “si può presumere con sufficiente probabilità che sussista un rischio per la salute degli occupanti”. Intervistato dalla Zdf dopo aver esaminato gli spazi interni al veicolo, lo scienziato Norbert Weis dell’Istituto per l’Ambiente di Brema ha affermato che non lo avrebbe venduto con quei valori.
Volkswagen ha replicato alla trasmissione di non vedere alcun pericolo poiché si tratta di sostanze volatili provenienti dalla plastica, la cui concentrazione diminuisce costantemente col tempo. L’azienda fa affidamento sul fatto che non esistano valori limite stabiliti per legge rispetto agli interni dei veicoli, ma solo “valori di pericolo” indicati dall’Agenzia federale per l’ambiente e utilizzati come riferimento dai tribunali e dai periti. E ilivelli di inquinanti documentati da Volkswagen sui veicoli freschi di produzione superavano questi valori: il benzene cancerogeno risultava 35 volte maggiore della soglia “di pericolo”, lo stirene neurotossico 15 volte di più. Il professor Martin Führ, avvocato ambientalista ed esperto di diritto delle sostanze chimiche, ha affermato alla Zdf che livelli così elevati violano la legge sulla sicurezza dei prodotti: insomma, i camper non erano sicuri e la casa automobilistica avrebbe dovuto ritirarli dal mercato. Invece di emettere un richiamo, però, ha semplicemente inviato a tutti gli acquirenti una “nota d’uso” supplementare, consigliando di fermarsi e prendere un po’ d’aria fresca in caso di malessere.
A partire dalla primavera del 2022, Volkswagen ha sigillato con un ulteriore strato di vernice dall’interno il tetto di tutti i camper “Grand California” di nuova produzione per ridurre le emissioni. A discarico dell’azienda, l’esame condotto dall’Istituto ambientale di Brema su un camper dopo quattro anni e mezzo dall’acquisto – commissionato sempre dalla Zdf – ha riscontrato livelli di benzene solo leggermente elevati, mentre quelli di benzaldeide e stirene, pur superiori alla norma, non oltrepassano più i “limiti di pericolo”. Gli acquirenti dei mezzi prodotti negli anni precedenti – ai quali non è stato offerto il “nuovo” trattamento dei tetti – si sentono però raggirati dalle mancate informazioni, e molti non sono disposti a lasciare cadere la questione. Una nuova nuvola si addensa dunque sul colosso automobilistico.